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Hera nei campi

27/03/2024

Hera nei campi

Dove oggi l’occhio si perde su un mare di serre, un tempo vi sono state risaie. Un fatto, testimoniato da scrittori, filosofi e cuochi che - nel XV secolo – decantavano il “riso di Salerno”. Se n’era persa memoria, d’altronde soprattutto nella cultura gastronomica popolare campana il riso continua ad essere etichettato come uno “sciacqua panza”, così come era definito ai tempi dei Monsù. Un modo di dire, certamente ormai sorpassato dalla passione per questo ingrediente prezioso, amato in tutto il mondo e protagonista di ricette pilastri della cucina italiana e meridionale.

Come nasce Hera nei campi

Da oltre quarant’anni la famiglia Bifulco è impegnata nella commercializzazione del riso italiano attraverso il brand Ellebi

Una scommessa, ormai vinta, voluta da Luigi Bifulco, il quale dopo anni di lavoro nel vercellese decise di portare quel riso in Campania. Ma a quel sogno si aggiungeva il desiderio di poter partire dalla sua coltivazione. Un’idea che i figli, Michele e Vincenzo, non hanno mai dimenticato e che, un paio di anni fa, ha dato vita ad Hera nei campi.

Un vero e proprio progetto di ricerca che rende omaggio alla dea Hera, protettrice dei campi, fortemente venerata nell’antica Poseidonia come testimoniato dal Santuario alla foce del Sele.

Ormai è in partenza il terzo anno di coltivazione e la voglia di sperimentare è ancora fortissima. “Semineremo in aprile per poi raccogliere a settembre, ma anche la stagionalità ha le sue variabili dovute proprio alle tecniche e alle tecnologie che stiamo usando. Di fatto l’utilizzo delle serre potrebbe aiutarci a ridurre i tempi”.

I Fratelli BifulcoI Fratelli Bifulco

La risicoltura campana

Era il 1820 quando, con un decreto regio, morì la risicoltura campana. Ci si apprestava alla bonifica dell’area, l’emergenza sanitaria della malaria lo rendeva necessario. È così che per duecento anni la risicoltura è stata cosa d’altri. 

Non abbiamo mai smesso di coccolare il sogno di nostro padre, sin dalla sua scomparsa, ma soltanto adesso ci è parso fosse il momento giusto. Per fare qualcosa di davvero innovativo bisognava partire da un lavoro di ricerca: prima la storia per poi giungere alle nuove tecnologie in campo”, spiegano i fratelli Bifulco.

Sfruttando il know how della Piana del Sele specializzata in baby leaf, sin dal primo momento si è deciso di coltivare il riso in secca e nelle serre fredde. Una scelta particolarmente sostenibile, visto che l’irrigazione a microportata localizzata, detta anche irrigazione a goccia, aumenta la precisione ed elimina gli sprechi d’acqua. Inoltre, la serra è di aiuto nella riduzione dell’impiego di fitofarmaci e prodotti di difesa.

Quando termina la stagione delle baby leaf parte la nostra, anche questo aspetto ci indica che stiamo percorrendo la strada giusta. In più, quando raccogliamo il riso lasciamo direttamente pacciamatura utile, evitando costi aggiuntivi e facendo risparmiare un passaggio agli agricoltori”.

Hera nei campi

Le varietà di riso di Hera nei campi

Sono tre, al momento, le varietà di riso che si stanno coltivando nella Piana del Sele. Tutte figlie del lavoro di ricerca svolto presso l’Azienda Agraria e Zootecnica dell’Università di Napoli Federico II di Torre Lama a Bellizzi, dagli agronomi Giampaolo Raimondi ed Emilio Di Stasio.

Ad attirare maggiormente l’attenzione è il Magnum. Ha una lunghezza media di 8 mm e una larghezza media di 3,5 mm. Un formato maxi, aromatico con un chicco tenace, perfetto per i risotti.

Presente negli store della Rinascente in Italia, sta per raggiungere Londra, oltre ad essere presente sul web con uno shop online.

Siamo ancora all’inizio, ma siamo orgogliosi di aver ripreso questa coltivazione in maniera così innovativa. Nel mondo il riso non è mai stato coltivato in questo modo. Stiamo lavorando per realizzare un polo della risicoltura meridionale, unendo le produzioni già esistenti in Calabria e in Sicilia. Insieme potremmo creare un’identità più forte del riso del Sud e sostenerne lo sviluppo agricolo”. 

Hera nei campi
a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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