InKitchen a Milano è uno spazio troppo piccolo per ospitarli tutti, ma durante la presentazione del
nuovo packaging e della nuova linea di vegetali Bio di Orogel li sentivi tutti lì, presenti,
i 2.000 agricoltori italiani che rappresentano la forza di un gruppo che, nell’arco di meno di un decennio, è diventato
leader nel comparto delle verdure surgelate con una quota del 24,3%, comprensiva delle produzioni a marchio privato.
Li sentivi presenti perché
Luca Pagliacci, direttore marketing,
Daniele Lambertini, direttore commerciale foodservice, e
Maurizio Zappatore, direttore retail, non hanno perso occasione di ricordare che il valore del gruppo Orogel risiede
“nel fare mercato con i prodotti sani dell’agricoltura italiana”. Un mercato che ha visto Orogel crescere nel foodservice dai 16 milioni di euro del 2005 agli attuali 38 milioni, ha spiegato Daniele Lambertini. Mentre Maurizio Zappatore ha citato un dato Eurisko che indica in 11 milioni le famiglie italiane che scelgono prodotti Orogel.
Il dato forse più interessante lo ha messo in evidenza Luca Pagliacci quando ha spiegato che, paradossalmente è il consumatore che vive con una certa resistenza il consumo di prodotti surgelati, siamo infatti tra i paesi europei con la quota di consumo più bassa:
18,5 kg procapite all’anno. I motivi? Scarsa conoscenza delle tecniche di produzione, confusione tra congelato e surgelato, convinzione che siano materie prime di serie B.
Nonostante queste resistenze culturali
Orogel continua a crescere. Questo significa che, quando si fa cultura e corretta informazione, i risultati arrivano. “Spesso le nostre scelte sono antieconomiche – spiega
Luca Pagliacci – Chi ce lo fa fare, ad esempio, di creare confezioni, per il canale ristorazione, con la carta d’identità o con imballaggio compostabile? Eppure siamo convinti che fornire, tramite il QRcode su ogni singola confezione, la tracciabilità e la storia del prodotto sia una carta vincente”.
Sicuramente
vincente è l’informazione sul food cost a porzione che ogni chef può trovare sulla confezione come testimonia l’originale sfida ai fornelli, che si è svolta a margine della presentazione della nuova linea Orogel, tra
Sergio Ferrarini, del team chef Orogel, e
Massimo Moroni, cuoco del Don Lisander di Milano. Entrambi sono partiti dal carciofo che Massimo Moroni ha pagato quel giorno 1,34 euro al kg al mercato, mentre Sergio Ferrarini ha utilizzato carciofi Orogel che, interi, già puliti, con il gambo e conservati naturalmente senza utilizzo di acido citrico (quindi perfetti per ogni preparazione), costano 1 euro al kg, prezzo tra l’altro fisso tutto l’anno. La sfida “Fresco vs Surgelato” dello showcooking si è conclusa alla pari per bontà del piatto e bravura degli chef, ma è servita a dimostrare i vantaggi del surgelato. “Anche questo è un modo per fare cultura del prodotto –
racconta Sergio Ferrarini – e noi lo facciamo dal 1998, quando Orogel ha aperto una scuola di cucina per gli chef clienti che vogliono approfondire le proprie competenze. Oppure quando il team chef Orogel va ovunque lo chiamino per presentare il modo migliore di utilizzare le nostre verdure a km. zero”. Infatti le verdure Orogel, provenienti esclusivamente dai campi italiani, sono raccolte e immediatamente surgelate nei sei stabilimenti produttivi che il gruppo ha realizzato in Italia, in prossimità delle aree di coltivazione dei
2.000 signori Orogel.
Luigi Franchi