Cerca

Premi INVIO per cercare o ESC per uscire

I benefici della canapa, in agricoltura e in cucina

07/02/2023

I benefici della canapa, in agricoltura e in cucina

È ormai riduttivo parlare di questa pianta come sostanza stupefacente. Quella coltivata in Italia, a basso contenuto di THC, è una risorsa senza eguali per l’agricoltura rigenerativa e per una cucina moderna

I suoi semi si utilizzano per arricchire insalate e dolci, ma anche come ingrediente alternativo per realizzare pesti. Le loro proprietà ne fanno un prezioso supporto contro il colesterolo cattivo, ma anche un vivace allenatore del sistema immunitario. Vale lo stesso per la sua farina, versatile e ricca nutrizionalmente, così come per il suo olio e le infiorescenze usate per realizzare tisane. Della canapa non si butta via niente, divenendo di fatto un moderno super food a sostegno di un’agricoltura etica e sostenibile.

Piante di canapaPiante di canapa

La canapa in Italia

La Legge sulla canapa numero 242 del 2016 ha dato una grande opportunità all’agricoltura italiana. La sua approvazione ha consentito la coltivazione della Cannabis Sativa con concentrazioni di tetraidrocannabinolo (THC) entro la soglia massima tollerata dello 0,6%. Una coltivazione recente per i più giovani, un ritorno al passato per i vecchi agricoltori. In effetti, fino agli anni Cinquanta, l’Italia era la seconda produttrice al mondo di canapa, dopo l’Unione Sovietica, con una superficie di circa 100 mila ettari. Firmando la Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti nel 1961 se ne decretò la fine, sostenuta poi dalla Legge Cossiga del 1975. Complici furono, senza dubbio, il boom delle fibre sintetiche nel settore tessile e la campagna internazionale contro gli stupefacenti. Fino a quel momento era stata la grande protagonista di innumerevoli produzioni come tessuti, corde e carta. Gli ultimi dati aggiornati fotografano un settore canapicolo italiano in gran fermento: 4 mila ettari dedicati alla coltivazione di canapa Sativa, 800 partite IVA agricole specializzate, 1500 nuove aziende di produzione e trasformazione e 2000 punti vendita. Numeri destinati a cambiare velocemente, quanto più il consumatore prenderà consapevolezza del valore di questa pianta. 

I benefici della canapa, in agricoltura e in cucina

La canapa e la sostenibilità

L’agricoltura italiana fa i conti ogni giorno con l’erosione e l’impoverimento del suolo. Non solo la cementificazione le sottrae spazio, ma i terreni destinati a produrre spesso finiscono per impoverirsi a tal punto da non essere più utilizzabili. La canapa è una pianta dalle radici fittonanti che arricchisce i terreni che la ospitano, dimostrandosi una coltivazione perfetta per la buona pratica della rotazione delle colture. Grazie alla sua coriaceità, inoltre, non viene attacca dai parassiti, dunque non necessita di trattamenti pesticidi, erbicidi e antiparassitari, consentendo un’agricoltura più naturale. Molte ricerche hanno dimostrato la sua capacità di assorbire i metalli pesanti e le emissioni di carbonio, elementi pericolosi per la salute dell’uomo. Come se non bastasse, paragonandola alla coltivazione del cotone, è evidente l’enorme risparmio di acqua. Le sue radici trattengono quella piovana e la utilizzano nei periodi di siccità, consentendo un dispendio idrico minimo.

Semi di canapaSemi di canapa

La canapa: biodiversità non solo in tavola

Alimentare, cosmetico, sanitario, edile, energetico e tessile: i settori in cui la canapa trova largo utilizzo sono numerosi. Scelta soprattutto da aziende agricole giovani, anche la sua applicazione in tavola è rivolta a prodotti nuovi. Ne è un esempio la birra alla canapa, considerando che questa pianta può andare a sostituire l’utilizzo del luppolo. La sua farina (naturalmente gluten free) è amata per arricchire gli impasti e viene sempre più portata in tavola nelle paste, nei biscotti e nei pani alternativi.

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

Condividi