La canapa in Italia
La Legge sulla canapa numero 242 del 2016 ha dato una grande opportunità all’agricoltura italiana. La sua approvazione ha consentito la coltivazione della Cannabis Sativa con concentrazioni di tetraidrocannabinolo (THC) entro la soglia massima tollerata dello 0,6%. Una coltivazione recente per i più giovani, un ritorno al passato per i vecchi agricoltori. In effetti, fino agli anni Cinquanta, l’Italia era la seconda produttrice al mondo di canapa, dopo l’Unione Sovietica, con una superficie di circa 100 mila ettari. Firmando la Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti nel 1961 se ne decretò la fine, sostenuta poi dalla Legge Cossiga del 1975. Complici furono, senza dubbio, il boom delle fibre sintetiche nel settore tessile e la campagna internazionale contro gli stupefacenti. Fino a quel momento era stata la grande protagonista di innumerevoli produzioni come tessuti, corde e carta. Gli ultimi dati aggiornati fotografano un settore canapicolo italiano in gran fermento: 4 mila ettari dedicati alla coltivazione di canapa Sativa, 800 partite IVA agricole specializzate, 1500 nuove aziende di produzione e trasformazione e 2000 punti vendita. Numeri destinati a cambiare velocemente, quanto più il consumatore prenderà consapevolezza del valore di questa pianta.