Un decreto che colpisce dove c’è meno pericolo di contagi. Nei ristoranti e nei bar che sono stati i luoghi dove si è investito di più in sicurezza e dove sono state messe in campo tutte le misure di questi mesi.
Quello firmato dal presidente del consiglio domenica 25 ottobre è un atto banale, fatto di “forti raccomandazioni” e non di scelte che un vero statista dovrebbe essere in grado di adottare.
Ad essere colpita è la ristorazione che, come denuncia FIPE, subirà un danno di altri 2,7 miliardi di euro. Senza proporzionate compensazioni di natura economica, è il colpo di grazia”. E in queste cifre non sono compresi gli altri protagonisti della filiera che, come diciamo sempre, sono quelli che consentono alle materie prime di arrivare al ristorante: produttori e distributori.
“Dietro la ristorazione c’è una filiera di quasi 4 mila aziende e 58 mila dipendenti che con il Decreto in vigore dal 26 ottobre accuserà ulteriori perdite per circa un miliardo di euro. Complessivamente, in questo annus horribilis il sistema distributivo nel canale Horeca accuserà mancati introiti per oltre 8 miliardi di euro, pari a circa il 50% del proprio fatturato. Dietro alle saracinesche chiuse di bar e ristoranti ci siamo anche noi, e il Governo non potrà non tenerne conto nei piani di ristoro che sta redigendo. Chiediamo aiuti concreti e immediati”. Lo afferma Maurizio Danese, presidente di GH – Grossisti Horeca, a commento dell'ultimo Dpcm anti-Covid19, aggiungendo che "da marzo ad oggi abbiamo garantito la tenuta del comparto con politiche aziendali-cuscinetto tra i produttori e il canale Horeca; abbiamo sopperito alla mancanza di liquidità dei nostri clienti subendo anche importanti perdite su crediti, sostenendo così il settore". "Questa seconda ondata – prosegue Danese - non mette a rischio solo la nostra esistenza, ma anche quella di migliaia di piccoli produttori italiani, che rappresentano la grande maggioranza delle nostre provviste. Il rischio di acquisizioni da parte di multinazionali straniere si sta moltiplicando e con il loro ingresso l’italianità a tavola ne uscirebbe stravolta. In questo periodo ci sentiamo come portatori di vivande in trincee decimate da smart working e nuovi lockdown: se non ci salviamo tutti morirà un asset fondamentale dell’ospitalità made in Italy”.
Ci sono i soldi persi ma ci sono anche materie prime fresche – mozzarelle, pesce, ortofrutta, ecc.. – che i distributori hanno acquistato dai produttori nelle ultime settimane e che andranno al macero, pur essendo pagate da loro. Infatti il calo dei consumi fuori casa sarà massiccio visto che i ristoranti hanno il grosso della clientela alla sera e non a mezzogiorno.
“Uno spreco enorme! – denuncia Carmelo Nigro, presidente del gruppo Cateringross che aderisce alla rete di GH-Grossisti Horeca – Per colpa di un decreto che non risolverà il problema. Infatti occorre risolvere ben altre situazioni, quali il trasporto pubblico, per poter contrastare efficacemente il virus. Noi distributori non abbiamo avuto nessun aiuto concreto in questi mesi, nonostante la perdita media del 50% di fatturato. Abbiamo fatto leva sulla forza di un gruppo, Cateringross, che si è guadagnato una reputazione e una solidità data da un’accorta gestione. Da soli non ce l’avremmo fatta; però, con questa ulteriore misura, il rischio di una crisi senza scampo è molto alto e, con noi, tutto il sistema agroalimentare italiano che si rivolge al mercato della ristorazione entrerà in una spirale profondamente negativa. Tutto perché non si vogliono adottare misure serie al posto di guazzabugli come quello dell’ultimo DCPM”.