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I giovani? Un assaggio di futuro possibile

18/05/2023

I giovani? Un assaggio di futuro possibile

Incontrare fra gli stand di un evento Slow Food una giovane che trabocca di passione nel promuovere l’olio extravergine di oliva della cooperativa agricola Colli Etruschi ci ha dato un assaggio di futuro possibile.
Abbiamo voluto conoscerla meglio e capire dove affonda le radici la sua formazione. Si chiama Isabella Fazzi, ha 29 anni, viene da Blera (VT) “dove - ci racconta - tutti hanno un pezzo di terra con i propri olivi. Da noi l’olivicoltura è forte. In più sono cresciuta dentro il frantoio della cooperativa di cui mio padre Nicola era (e ancora è) direttore. Nel tempo, grazie al lavoro suo, ho conosciuto persone del mestiere, altri produttori, importatori”.

I giovani? Un assaggio di futuro possibile

Ma quando si è trattato di scegliere l’indirizzo di studi, dopo il diploma, è partita la sentenza “Faccio tutto tranne il lavoro di mio padre! – si era detta. Tento il test di medicina e non lo passo, per cui mi chiedo cos’altro mi piace e prontamente mi rispondo ‘Il mondo del cibo, mi ha sempre appassionato”. Mi oriento quindi sulle Università di Scienze gastronomiche di Parma e Pollenzo. Vorrei fare il test di ingresso con entrambe ma la data coincidente mi costringe a scegliere. Punto su Parma e passo il test. Non tardo ad appassionarmi a ciò che studio, mi laureo in tre anni e opto per la Magistrale a Pollenzo. Ricordo ancora il discorso di Carlin Petrini il primo giorno ‘ Uscirete da qui che avrete le idee ancora più confuse di prima’ e poi ha aggiunto ‘arriverà il giorno in cui saprete che percorso prendere’...e aveva ragione. La più parte dei miei compagni di corso arrivava da Economia e qualcuno da Giurisprudenza. Io per certe cose partivo avvantaggiata (storia dell’alimentazione, antropologia, materie umanistiche, storia di certe aziende...) per altre invece ero nettamente svantaggiata (corsi di economia e di diritto). Ho apprezzato sia la didattica dell’Università di Parma, più classica ma di qualità, sia quella dell’Università di Pollenzo.

I giovani? Un assaggio di futuro possibile

Diciamo che quest’ultima non ha contemplato solo l’approccio frontale in aula ma ha privilegiato incontri con produttori, viaggi didattici, conoscenza di personaggi che hanno fatto la storia dell’economia, un contatto sempre gradito con Carlin Petrini che ti si siede di fianco in mensa e inizia a parlare con te....
Il plus di questa realtà, per chi lo capisce, è il network che ti puoi costruire intorno con tutti questi contatti e pure con studenti che arrivano da tutto il mondo. Via via che studiavo pensavo a casa mia, all’impegno di mio padre - agronomo impegnato da anni in una bella scommessa nella direzione della Cooperativa Colli Etruschi - e capivo che la sua impostazione era giusta, in sintonia con quanto mi stavano trasmettendo”.

Isabella Fazzi e il papà NicolaIsabella Fazzi e il papà Nicola

Quanto al tirocinio magistrale Isabella ha puntato a un’esperienza di lavoro all’estero, a Praga precisamente, presso una realtà simile ad Eataly con attività di vendita prodotti, ristorante, banco fresco, pizzeria e si è occupata di educazione e formazione del personale. Avrebbe voluto fare la stessa cosa presso Eataly negli Stati Uniti ma Trump ha chiuso le porte, cambiando le leggi sul lavoro. Motivo per cui non è riuscita ad ottenere il visto.
Poi arriva finalmente la laurea a marzo 2020. “A settembre - ci racconta - ho iniziato a fare la stagione in frantoio occupandomi delle vendite ai privati. Mi sono via via appassionata e ho deciso di continuare. Ora mi occupo di molte cose, come accade nelle piccole realtà (curo parte del commerciale, seguo ordini, spedizioni, eventi fieristici, promozioni...).
Mi sto sempre più rendendo conto del contributo che mio padre ha dato. Quando lui ha iniziato la cooperativa apriva solo tre mesi l’anno. Con il presidente dell’epoca fanno cambiare abitudini ai soci per poter arrivare a un prodotto di qualità, da vendere al prezzo giusto per essere meglio remunerati. Ci sono state battaglie su battaglie ma direi che l’operazione è riuscita”.

Si infiamma di orgoglio, Isabella, nel suo discorrere e questo la rende bellissima: verace e limpida.
“Oggi la cooperativa - prosegue - è una molto conosciuta a livello internazionale, esportiamo quasi il 50% della produzione. I soci sono 300, 40.000 le piante di olivo a Blera su 800 ettari, in annate normali sono 13.000/15.000 i quintali di olive che vengono trasformate in 1200/1400 quintali di olio.
Sono quattro le tipologie di olio che proponiamo: classico, bio, Dop, Igp Roma (ultima etichetta uscita da un mese). Tutte esprimono tantissimo il nostro territorio. Il blend è costituito per almeno l’80% dalla varietà caninese, nostra cultivar autoctona. Si tratta di un’oliva piccolissima con tanto nocciolo, difficile anche da raccogliere perché molto resistente al distacco dalla pianta”.
A questo punto chiediamo le caratteristiche organolettiche: “Fruttato intenso - attacca decisa Isabella -sentori di carciofo, mandorla, erba tagliata. Ha un bell’amaro piccante persistente”. E poi aggiunge: “L’olio è difficilissimo da far capire e da vendere. La vendita è un processo lungo e lento. La mia scommessa in parte è vinta ma ho tanta strada da fare”.

Isabella non lo dice ma sono molti e importanti i riconoscimenti che l’olio Extravergine di oliva della Cooperativa Agricola Colli Etruschi ha guadagnato nel corso degli anni. È recente la notizia che Slow Food, nell’edizione 2023 della guida agli extravergini, ha confermato la chiocciola alla cooperativa agricola e pure ha attribuito il titolo di Grande Olio all’olio “DOP Tuscia” per pregio organolettico, aderenza al territorio e alle sue cultivar. In quest’avventura partita da lontano oggi anche Isabella ci sta mettendo del suo. È lei in prima persona che ci ha conquistato. Ne è conseguita la scoperta dell’olio e del suo valore.

a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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