L’agricoltura biologica non conosce crisi: se possiamo individuare un segmento che non solo sopravvive, ma non arresta la propria espansione sia a livello di superfici coltivate sia sui mercati internazionali in termini di domanda e di offerta, questo è proprio il biologico.
A confermarlo è l’analisi dei dati elaborati dal SINAB – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (
www.sinab.it) aggiornati al 2012, secondo cui
gli operatori del settore sfiorano le 50.000 realtà, più precisamente 49.709 di cui 40.146 produttori esclusivi, 5.597 preparatori, 3.669 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione, 297 operatori che effettuano attività di importazione, per un aumento complessivo del 3% rispetto all’anno precedente.
Il maggior numero di aziende agricole biologiche si concentra in Sicilia e in Campania, mentre per le aziende di trasformazione sul podio vediamo l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto.
Da evidenziare è l’aumento decisamente significativo della superficie coltivata secondo il metodo biologico, che registra un + 6,4% rispetto al 2011; i principali orientamenti produttivi sono il foraggio, i cereali e i pascoli, segue la superficie investita ad olivicoltura. Non solo, per le produzioni animali l’aumento è particolarmente consistente, su tutti per quanto riguarda i suini (+32,2% del numero di capi) e per le api (+29,2% del numero di arnie).
Il
mercato mondiale si valuta intorno ai 48 milioni di euro (+ 6,3% rispetto al 2011), soprattutto per merito del Nord America e dell’Europa, dove il paese con il giro d’affari più rilevante è la Germania, seguita dalla Francia, dal Regno Unito e dall’Italia, con 1,7 miliardi di valore del mercato interno ed un peso sul fatturato europeo dell’8%.
Sulla base delle elaborazioni Ismea dei dati del Panel Famiglie Gfk-Eurisko, nel primo semestre del 2013 gli
acquisti domestici di biologico confezionato sono aumentati dell’8,8% in valore, mentre nello stesso periodo la spesa agroalimentare è risultata in flessione (-3,7%). Il prodotto bio più acquistato è l’uovo, ma molto bene si posizionano anche il latte, le confetture e le marmellate, i sostituti del pane, le bevande alla soia, gli omogeneizzati, il miele.
Il consumo domestico di prodotti bio si concentra maggiormente nelle regioni settentrionali d’Italia, e il numero di negozi specializzati sarebbe pari a 1.270 unità nel 2012, contro le 1.212 del 2011 (+4,8%). Tali negozi sono concentrati per il 65% al Nord, per il 21,2% al Centro e per il 13,8% al Sud (incluse le isole). Sono però in crescita anche molte forme alternative di vendita, come la vendita diretta, i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) e ai mercatini bio.
Rispetto al fuoricasa, considerando
mense scolastiche, ristoranti e agriturismi si registrano negli ultimi anni forti incrementi del numero di unità: in particolare, l’andamento sembra essere migliore tra gli agriturismi e le mense.
L’attenzione dunque è alta, in ogni canale, segno che stiamo assistendo a una nuova presa di coscienza, ad una nuova consapevolezza rivolta alla maniera in cui ci nutriamo e prima ancora a chi produce e lavora ciò che mangiamo. Se investire oggi è ancora possibile, facciamolo nel biologico.
Alessandra Locatelli