Non può però essere solo una ricetta a tenervi così uniti…
“Certo, ma quella ricetta ormai sposta ogni anno decine di migliaia di persone e questo ci ha permesso di diventare un polo turistico alternativo e complementare al lago di Garda e a Verona. A tenerci uniti è il confronto e la comunicazione del territorio! A Valeggio sono attive 75 associazioni, tra sport, volontariato, valorizzazione del territorio; qui c’è davvero un sentimento associativo che porta valore sociale e culturale”.
Le parole per definirvi?
“Il buon senso e la ricettività di qualità e di tradizione. Oggi siamo in sedici ristoratori che si ritrovano nell’aspetto morale ed etico dell’associazionismo che si esplica nel confronto tra le reciproche attività, lo sguardo verso il futuro, la capacità di analisi critica e la necessità di comunicare attraverso eventi comuni, anche fuori dal territorio. Infatti siamo protagonisti di iniziative a Monaco di Baviera, a Innsbruck, nelle diverse parti del Veneto, perché siamo convinti che per far conoscere Valeggio bisogna uscire dal territorio”.
Cosa significa, per voi, fare ristorazione?
“Lasciare libero un sentimento di accoglienza e di buon servizio, unito alla qualità del cibo. Far sedere l’ospite e garantirgli tutto questo; questo è, per noi, fare ristorazione!”
Come riuscite a trasferire tutto questo al personale dei vostri ristoranti, quanto si sentono motivati in questo percorso?
“Innanzitutto portando loro il rispetto che meritano. E quando parlo di rispetto non intendo solo l’aspetto filosofico bensì garantire uno stipendio adeguato, una regolarità di lavoro, la giusta flessibilità per i loro bisogni e l’ascolto: per fare un esempio, quando un dipendente esce a cena in un locale e rileva qualcosa che potrebbe essere interessante anche per noi, o si ascolta. Trattare bene le persone, che è la base del nostro mestiere, vuol dire cominciare da chi lavora per te. Il risultato? Che molti ex-dipendenti, oggi in pensione, si rendono sempre disponibili a collaborare in caso di necessità, e i dipendenti si sentono orgogliosi di lavorare con noi. Il dato più significativo è che il 70% dei dipendenti è con noi da 25/30 anni”.
Oltre agli eventi, quali sono le altre azioni?
“Formazione, ma con i nostri soldi, su tematiche che sono di nostro concreto interesse: sia per i titolari sia per i dipendenti, a tempo indeterminato e a chiamata. Gli argomenti spaziano da quelli formativi obbligatori – haccp, sicurezza sul lavoro, pronto soccorso – sia quelli funzionali alla crescita: marketing, comunicazione, relazioni ecc… Il passo ulteriore che dovremo fare sarà quello di trasformarci in consorzio d’acquisto. Questo ci permetterà di fare acquisti collettivi, come già facciamo per la cena del Nodo d’amore, e fare economie di scala. Non sarà un percorso facile ma credo sia un passo importante”.
La clientela percepisce il vostro agire sociale?
“Partiamo da un dato: la sovrapposizione di clientela pesa per il 20% circa. Tra di noi ci scambiamo clientela, a seconda dei momenti. Vuoi una cena romantica? Ti suggeriamo il locale sul ponte di Borghetto. Vuoi un pranzo gioviale? Ti indirizziamo verso un locale più trendy. La clientela, in generale, percepisce la forte identità che ci connota territorialmente”.
Un’ultima domanda: cosa serve per stare insieme?
“Per durare occorre molto rispetto tra i singoli soci e la comprensione delle proprie caratteristiche e individualità. Noi lo facciamo dal 1981, e questo ci viene riconosciuto da molti: un esempio su tanti viene dai distributori del food service che utilizzano la nostra rete per testare nuove referenze, avere suggerimenti, e noi da loro riceviamo informazioni necessarie per aumentare la qualità dell’offerta gastronomica. In una parola riusciamo nell’obiettivo a cui teniamo di più: far sentire anche nel piatto rispetto e gratitudine”.
Luigi Franchi
Consulta qui i ristoranti www.ristoratorivaleggio.it
Foto di Luciano Furia