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I vigneti urbani: la bellezza sostenibile salverà il mondo

21/07/2023

I vigneti urbani: la bellezza sostenibile salverà il mondo

“Quando la città era collegata direttamente con la sua campagna, della campagna assumeva e succhiava proprio gli umori fertili della cultura”. Al riallacciarsi del legame culturale fra città e campagna ci esortava il poeta bolognese Roberto Roversi. Le vigne urbane che ancora resistono in diverse città italiane e nel mondo, sono un patrimonio storico-culturale e di biodiversità, testimonianza di tempi remoti in cui orti e vigne aprivano squarci di verde nell’intricato tessuto di città d’impianto medievale. I vini che ancor oggi se ne ricavano derivano spesse da varietà antiche, in alcuni casi sono esemplari e biotipi rarissimi nel panorama ampelografico di quei territori.

La Urban Vineyards Association (non casualmente U.V.A.) nasce a Torino nel 2019 per tutelare e diffondere la realtà dei vigneti urbani come modello per uno sviluppo sostenibile degli spazi abitati. Nel giro di pochi mesi raggiunge la notorietà internazionale e oggi conta 13 associati da Italia, Francia, Stati Uniti, Spagna, Grecia, presto anche Giappone, Germania e Repubblica Ceca.
Il Vigneto Urbano rappresenta un patrimonio rurale, storico e paesaggistico di elevato valore culturale e turistico, perché realizza l’incontro tra passato e futuro, campagna e città, lavoro e tempo libero, tradizione e innovazione. Una sintesi perfetta dei valori che possono guidare l’operato del nostro Paese nell’affrontare le sfide stabilite dalle Nazioni Unite con gli SDG (Sustainable Development Goals) per la capacità di offrire risposte concrete, piccole ma esemplari, alle sfide di questo secolo, e di influire positivamente sulle opportunità e gli stili di vita della popolazione dei centri urbani.

Vigneto Urbano. Clos de la vigne du Palais des Papes ad AvignoneVigneto Urbano. Clos de la vigne du Palais des Papes ad Avignone

Il torinese Luca Balbiano è partito dalla sua esperienza di recupero della Vigna della Regina, nell’omonima villa sabauda di Torino, vigneto reale dei Savoia con 400 anni di storia, lasciato al suo destino da oltre mezzo secolo. La famiglia Balbiano, produttore di riferimento per il Freisa di Chieri e i vini della collina torinese, ha messo anima e cuore su un progetto che ha contribuito a ridare al capoluogo di una delle regioni vitivinicola più importanti al mondo la sua unica vigna urbana produttiva. 

Vigna della ReginaVigna della Regina
Questa esperienza ha spinto alla ricerca di realtà simili sparse in Italia nel mondo. Così hanno preso contatto con la Confrérie de Montmartre, che gestisce la storica Cuvée du Clos Montmartre, poi con la vigna del Castello di Schönbrunn a Vienna.
Clos MontmartreClos Montmartre

Nel 2018 hanno invitato a Torino tutti i viticoltori urbani che sono riusciti a trovare e da questo manipolo di visionari nasce la Urban Vineyard Association che si fonda su due presupposti: individuare i minimi comuni denominatori con le storie e le tradizioni che ciascun vigneto porta avanti, a individuando le soluzioni ai problemi comuni della viticoltura urbana. Sono tematiche comunicazionali, strutturali e logistiche perché fare vigna in città non è la stessa cosa che farlo in campagna. Hanno fissato criteri rigidi per entrare a far parte dell’associazione, individuando realtà che hanno una volontà di salvaguardia culturale, ambientale e anche turistica, perché tutte le vigne di Urban Vineyards sono piccoli scrigni di storia molto spesso non conosciuti, sia per le loro piccole dimensioni che per la ridotta capacità di comunicare da soli. 

Gli ultimi due vigneti associati sono quelli di Barcellona e Salonicco. Villa Regina purtroppo è stata tolta alla famiglia Balbiano perché trattandosi di una concessione di proprietà del Ministero dei Beni Culturali il lavoro di recupero della vigna è stato talmente buono da renderla appetibile al punto che il Ministero l’ha fatta oggetto di un bando pubblico che aveva come elemento determinante la maggiore offerta economica. Purtroppo in questo bando non è stata data alcuna indicazione e vincolo sul mantenimento del vitigno. Peccato, perché quel progetto aveva un valore estetico, culturale e dal punto di vista enologico e agronomico. Svuotandolo di quei contenuti non si capisce più cosa possa diventare. Il nuovo concessionario non ha ancora manifestato l’intenzione di fare parte dell’associazione, è auspicabile che lo faccia.

Da quella vigna i Balbiano hanno prodotto Freisa con varie annate che sono ancora in cantina in attesa di essere presentate. Quella vigna non rientrava in alcun disciplinare di produzione, i Balbiano ne hanno ottenuto il riconoscimento di Cru di Chieri DOC Superiore, Vigna Villa della Regina. Ne hanno prodotto circa 4.000 bottiglie numerate all’anno, più 70 magnum, 16 doppi magnum e due Balthazar, parte dei quali ogni anno viene venduta in un’asta benefica per raccogliere fondi per diverse associazioni. 

Non tutte le vigne che fanno parte di Urban Vineyards sono produttive perché alcuni sono reimpianti piuttosto recenti, come Venezia che in ottobre presenterà la sua prima annata; Siena è ancora in fase di micro vinificazione sperimentale.

Vini da vigneti urbaniVini da vigneti urbani

Le condizioni di adesione all’associazione sono vincolanti: innanzitutto avere il vigneto in un contesto urbano, che sia accessibile ai visitatori, connesso con la cultura e la storia della città e che sia percepito dalla popolazione come luogo di valore storico e culturale. Tutti questi aspetti vengono valutati da una commissione che raccoglie le candidature e valuta i dati. La quota associativa è molto modesta perché il loro ideale è permettere anche a realtà molto piccole di fare parte di Urban Vineyards. La quota d’ingresso è di 650 euro poi le quote associative annuali sono di soli 150 euro. L’attività di scouting è costante. Attualmente il consiglio direttivo sta valutando quattro nuove candidature.

 I partecipanti al primo convegno sulle vigne urbane fra i filari del vigneto della Regina I partecipanti al primo convegno sulle vigne urbane fra i filari del vigneto della Regina

In foto: Alessandro Marzotto, Emanuele e Luigi Fumi Cambi Gado, Maria Teresa Buttigliengo e Benedetto Carella, Eric Sureau e Pascal Le Pestipon, Renzo De Antonia, Andrea Ciacci, Umberto Lucentini, Luca Balbiano, Alessandro Cotroneo 

Quasi tutte le vigne associate producono vino, alcune non lo producono ancora ma lo produrranno. Queste sono le vigne associate fino ad oggi:
 

- Vigna della Regina, Villa della Regina, Torino. http://www.vignadellaregina.it

Dietro la Gran Madre di Dio, ci troviamo di fronte allo spettacolo austero ed elegante di Villa della Regina e della sua vigna dalla quale si produce una DOC di Freisa. 
 

- La Vigna di Leonardo da Vinci, Casa degli Atellani, Milano. https://www.vignadileonardo.com/it

Risale alla fine del ‘400 la Vigna di Malvasia di Candia Aromatica data in dono al genio toscano da Ludovico il Moro per la realizzazione dell’Ultima Cena. È situata nella cornice rinascimentale della Casa degli Atellani. A pochi metri da Santa Maria delle Grazie.
 

- Le Vigne ritrovate, Venezia. https://www.lagunanelbicchiere.it

L’associazione culturale Laguna nel Bicchiere ha recuperato e cura 5 vigneti: due nelle isole di San Michele e Sant’Elena in monasteri del XIII secolo, uno alla Giudecca, uno a Malamocco e un altro nell’isola delle Vignole. Oltre a loro a Venezia esiste anche La Vigna Murata con la Tenuta Venissa, nell’isola di Mazzorbo Se si candidasse la prenderebbero in considerazione con grande attenzione.
 

- San Francesco della vigna, Venezia. È il più antico Vigneto Urbano della città lagunare, si compone di tre chiostri: due adibiti a orto e vigneto, il terzo utilizzato per la raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione. Le prime uve si sono raccolte nel 2022 e le circa 900 bottiglie prodotte saranno vendute per scopi benefici dal Gruppo Santa Margherita che ha preso a cuore il vecchio Clos.
 

- Vigna del Gallo, Orto botanico di Palermo.

https://planeta.it/news/oggi-la-vigna-del-gallo-intitolata-diego-planeta/

Racchiude 95 vitigni autoctoni, patrimonio inestimabile della viticoltura siciliana e testimonianza tangibile della biodiversità dell’isola. Il progetto coinvolge il Sistema Museale dell’Università degli Studi di Palermo e dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, con la collaborazione della Facoltà Universitaria di Agraria.
 

- Etna Urban Winery, Catania. https://www.etnaurbanwinery.it

Antica e rinomata vigna alle pendici dell’Etna, recuperata alla periferia di Catania dopo decenni di abbandono.

- Senarum Vinea, Siena. Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo Gentile, Rossone, Mammolo, sono i vitigni “reliquia” coltivati nel Vigneto Urbano di Siena, riscoperti, con l’impiego di tecniche agricole antiche, grazie a Senarum Vinea e al Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiane dell’Università degli Studi di Siena, con l’Associazione “Città del Vino” e l’Azienda Agricola Castel di Pugna.
 

- Clos de Montmartre, Parigi. https://www.comitedesfetesdemontmartre.com

Di proprietà della città di Parigi, è gestito dal Comité des Fêtes et d’Actions Sociales de Montmartre – Paris 18ième. Il vigneto è stato salvato dalla speculazione edilizia nel 1933, grazie dall’impegno della società civile del quartiere. Conta 1800 viti, con 30 varietà diverse, e la sua produzione è dedicata al sostegno delle associazioni locali.
 

- Clos de la vigne du Palais des Papes, Avignone. https://compagnonscotesdurhone.fr

Unico vigneto intra-muros AOC in Francia, patrimonio mondiale dell’UNESCO, la vigna si affaccia sulla città storica e sul Rodano, all’altezza del ponte interrotto di Saint Bénézet, dalla cima del Rocher des Doms, il terrazzamento-giardino dei papi avignonesi. È affidato alla Compagnons des Côtes du Rhôn.
 

- Clos des Canuts, Lione. http://www.republiquedescanuts.com/pages/la-vigne/la.html

Situato nel Parc de la Cerisaie a Croix-Rousse (ex distretto dei lavoratori della seta detti “canuts”) di proprietà della città di Lione, è gestita dalla Rèpublique des Canuts, la realtà associativa più rappresentativa della città, promotrice del folklore e delle tradizioni locali.
 

- Rooftop Reds, New York. https://www.rooftopreds.com

Nella primavera del 2016, Rooftop Reds lancia il primo Vigneto Urbano produttivo a New York City creato con i crowdfunding. Producono 200 bottiglie all’anno e la persona che se ne occupa, David, è un enologo che ha studiato in Francia e possiede una propria azienda. 

 

Il Rooftop Reds a New YorkIl Rooftop Reds a New York

- La Vigna Comunale, Salonicco. Nella primavera del 2013 la città avvia uno spazio di viticoltura urbana. Vitigni di aromatica Malagouzia, Golden Robola, Xinomavro e Agiorgitiko vengono piantati in un'area urbana dove precedentemente si trovava l'officina meccanica del Comune, col supporto della popolazione, grazie alla collaborazione con l'azienda vitivinicola Ktima Gerovassiliou e l'esperienza della Facoltà di Agraria dell'Università Aristotele di Salonicco.


- Can Calopa de Dalt - L'Olivera, Barcellona. https://olivera.org/en/wines/

Situato nel cuore del Parco Naturale di Collserola, questo casale del XVI secolo conserva l'ultimo vigneto produttivo della città. Qui L'Olivera produce vini e oli d'oliva biologici, promuovendo un progetto no profit per le persone a rischio di esclusione sociale.

 

 

 

a cura di

Bruno Damini

Giornalista scrittore, amante della cucina praticata, predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

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