La pongo subito come domanda questa mia riflessione, perché non è sorta spontanea solo a me, ma a diversi partecipanti alla kermesse meneghina che ha chiuso i battenti certamente con un nuovo record di presenze. Ecco le presenze, tante, a tratti troppe, sono certamente un segnale positivo di una passione esagerata, di un momento magico che il settore sta attraversando, ma che, anche nelle parole di uno dei migliori suoi esponenti,
Massimiliano Alajmo, rischia, nella deriva televisiva, di perdersi. Dunque, giusto che gli organizzatori siano soddisfatti di riuscire a metter insieme un evento che ogni anno è atteso e frequentato da quasi tutti gli addetti ai lavori, è ambito dai cosiddetti foodies, è raccontato in diretta da entusiasti blogger, analizzato da decine di giornalisti. Sbagliato, però, pensare che la manifestazione sia un termometro della salute della ristorazione italiana.
La salute è cagionevole, e al di là di pochi professionisti che stanno raccogliendo la buona semina degli ultimi anni, ma mai solo al proprio ristorante, grazie, invece, a consulenze, servizi esterni, in casi rarissimi apparizioni televisive e conseguenti introiti pubblicitari, sono tante le chiusure, i cambi di gestione, le sofferenze, anche nobili, che si registrano in tutta Italia.
Testimonianze amare raccolte nelle corsie, tra gli stand di numerose aziende che per prosperare hanno bisogno di un mercato vivo, sano, in sviluppo, ma che, invece, spesso vedono diminuire le quote, limitare gli acquisti o, peggio, rischiare di dover rincorrere i pagamenti.
Riprendo, a questo punto, anche il segnale d'allarme lanciato da
Bonilli, Visintin e
dall’ultimo numero della nostra rivista, perché è in queste situazioni che le infiltrazioni malavitose sono più facili, facciamo attenzione, ci conosciamo un po' tutti, possiamo esser sentinelle del nostro settore.
Ora che le luci della ribalta si sono spente, ringraziamo per l'impegno profuso, per i nuovi contenuti che alcuni hanno saputo raccontare, ma forse è venuto il tempo di fermarsi a riflettere, di sgombrare il campo dalle migliaia di immagini rilanciate sulla rete, che forse danno un'idea sbagliata del momento che stiamo vivendo, e confrontarci per trovare le migliori soluzioni all'unico vero problema che ha ogni ristoratore: riempire il proprio locale un giorno dopo l'altro.
In conclusione identità Golose può dare un contributo importante a tenere alto il livello della ristorazione italiana, per restare al passo con le migliori cucine del mondo, in attesa che chi ne rappresenta ogni giorno la faccia di fronte ai clienti, possa vivere un periodo di rinnovata serenità lavorativa.
Aldo Palaoro