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Il bilancio 2011 dell’industria alimentare da Federalimentare

09/01/2012

Il bilancio 2011 dell’industria alimentare da Federalimentare
Il bilancio 2011 dell’industria alimentare da Federalimentare
Stagnazione dei consumi interni, produzione a -1,5%, terza volta dal dopoguerra, mentre vola l’export oltre il 10% rispetto all’anno precedente, con un valore di 23 miliardi su un fatturato complessivo dell’industria alimentare italiana stimato in 127 miliardi di euro.
In sintesi si chiude così il 2011, secondo l’analisi del Centro Studi Federalimentare che ha elaborato anche una stima dei consumi per il 2012.
“Bisogna rilanciare i consumi interni: no a ritocchi di Iva e accise. Sostenere anche fiscalmente l''export, far crescere la dimensione d''impresa e liberalizzare l''economia” ha ribadito Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare.
La preoccupazione più grande arriva dall’aumento dell’IVA che, passando dal 20 al 21%, ha colpito più di un terzo dei consumi alimentari. L’ulteriore aumento di due punti delle fasce al 10 e al 21%, ipotizzato da ottobre 2012, coinvolgerebbe il 75% delle produzioni alimentari, con il concreto rischio di indurre alla recessione.
Nel contempo resta ancora debole il sostegno alla produzione e le previsioni per il 2012 vedono un ulteriore ribasso delle vendite, con le famiglie sempre più orientate alla spesa low cost che non aiuta certo la qualità. Se si considera che il 17% del paniere della spesa è composto dai prodotti alimentari, il Centro Studi Federalimentare stima che la manovra del governo inciderà sul settore alimentare a fine 2012 per oltre 4 miliardi di Euro, circa il 2% sul totale dei consumi alimentari del Paese.
Unica nota positiva rimane l’export che vede un trend solido, con tre regioni in testa alle classifiche: Lombardia, (4,5 miliardi di euro), insieme ad Emilia-Romagna e Piemonte, con 3,7 miliardi di euro entrambe.
“In primo luogo - sostiene il Presidente Ferrua – bisogna spingere subito e più coraggiosamente sul pedale dello sviluppo, unica strada plausibile e decisiva per rilanciare una fascia enorme del largo consumo, come quella rappresentata dai consumi alimentari degli italiani. È chiaro che tale spinta dovrà essere coniugata con la cancellazione di ogni ulteriore pressione fiscale, riconsegnando ai consumatori un potere d’acquisto maggiore, oggi eroso da scarsa concorrenza, tariffe in regime e liberalizzazioni mancate”.
Riguardo all’export Ferrua afferma: “La quota di circa 23 miliardi di Euro esportata nel 2011 deve spingersi verso tassi di sviluppo superiori al +8% preventivabile per il 2012. Per farlo, al di là della positiva e già prevista ricostituzione dell’ICE, occorre, come misura di impatto a breve termine, la piena deducibilità dei costi sostenuti per le attività di promozione e commercializzazione di prodotti italiani all’estero. Questa misura potrebbe costituire un concreto e immediato incentivo per rafforzare la spinta all’internazionalizzazione e rilanciare l’economia del Paese. Andrebbe alzata in maniera significativa la soglia che consenta la defiscalizzazione delle operazioni di fusione ed acquisizione aziendali, allargando così le spalle alle nostre imprese per affrontare mercati promettenti ma lontani come la Russia, la Cina e l’India.”
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