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Il business lunch milanese che viene dall’Asia

02/07/2024

Il business lunch milanese che viene dall’Asia

Ai piedi di piazza Gae Aulenti, nel cuore del distretto dove la movida milanese la sera anima corso Como, il nuovo quartiere degli affari creato intorno ai grattacieli cerca, di giorno, luoghi raffinati dove la qualità della proposta si esprima con efficienza e permetta di vivere il momento del business lunch con soluzioni di qualità, originali e di classe, in modo veloce e leggero.

Uno di questi luoghi è certamente Waby Restaurant, approdo perfetto per un meeting d’affari, ma anche per una sosta durante una giornata di shopping. 

Il ristorante di Matteo Zhu, giovane figlio di una famiglia originaria dello Zhejiang, dedita all’attività di import- export e a quella della ristorazione, nasce dall’intenzione di creare un nuovo indirizzo asiatico di stampo internazionale, che non dimentichi le origini cinesi ma le arricchisca con la cultura asiatica nella sua completezza, con particolare attenzione a quella giapponese. È una cucina che si definisce fusion ma, in realtà, possiede una sua identità ed esprime il concetto che la vastità del mondo in cui viviamo è in realtà un melting pot di esperienze e sensazioni universali.

Matteo ZhuMatteo Zhu

Nella Milano orientata al futuro, dove i grattacieli si mescolano ai palazzi antichi, dove le strade trafficate incrociano giardini inaspettati e per le vie risuonano mille idiomi, entrare da Waby vuol dire immergersi nella tranquillità, essere accolti dalla pacata cortesia di Matteo e dei suoi collaboratori e godere quell’attimo di pausa che è essenziale quando la mente è affollata da mille impegni. L’ottimo cibo offerto, poi, gratifica l’operosità, la conversazione può prendere il verso giusto e il momento diventa ambasciatore di quello che il resto della giornata sarà.

Insomma, se i piatti invitano alla soddisfazione dei sensi, l’atmosfera fa la differenza tra cibarsi e nutrire corpo e mente. Comodità ed eleganza, senza sconfinare nel classico, restituiscono una sensazione di benessere e il cliente può scegliere la formula del pranzo d’affari che prevede diverse eleganti Bento Box, create secondo l’uso dei businessmen giapponesi.

Da Waby Restaurant non c’è uno chef che primeggia ma una brigata di cucina con esperienza e un progetto condiviso risultato di viaggi e consulenze nell’alta ristorazione asiatica. Matteo Zhu, viaggiatore instancabile per passione, ha dedicato anni a coltivare le sue origini e a fare esperienza nei locali di famiglia per poi dare vita al suo personale progetto, Waby, un nuovo indirizzo asiatico di stampo internazionale. Ecco che la proposta culinaria esprime la sua visione, che comprende la massima attenzione per la materia prima, la costruzione di una carta dove i classici della cucina giapponese si affiancano a creazioni più ricercate. 

Un menù che strizza l’occhio alla città mentre accompagna verso lidi lontani

L’ideale per gustare in pieno l’atmosfera della cucina e avere una visione ampia è iniziare con qualche assaggio di antipasti come Samurai Stick, code di gamberi con edamame avvolte in una semplice pasta fillo, fritti e serviti con una salsa delicatamente piccante; o la millefoglie di capasanta, jamon iberico, jalapeño e coriandolo con salsa di miso yuzu; gli involtini di salmone con asparagi o il suzuki ceviche, delizioso branzino in salsa di agrumi. 

La carta è ampia ma anche chi sceglie il menù business lunch, che deve coniugare gusto, qualità e rapidità, dispone di varie proposte strutturate in Donburi. Donburi, spesso abbreviato in “don”, che in giapponese vuol dire “grande ciotola”, è un piatto tradizionale, veloce e nutriente, preparato con una ciotola di riso al vapore, su cui vengono posati carne, pesce o verdura cotti nel dashi, il tipico brodo di pesce, e condito in vari modi. Le origini del Donburi risalgono all’antico houhan, riso su cui venivano impilati i diversi ingredienti di solito accuratamente disposti in base al colore. Il Donburi di Waby diventa contemporaneo ed eleva la qualità degli ingredienti, affina le tecniche di cottura e ne raffina la presentazione.

È perfetto per un business lunch in quanto risponde per praticità e valore nutrizionale alle esigenze della pausa pranzo. I Don vengono serviti, da Waby, in una scatola di legno rettangolare accompagnata da una miso soup e da una ciotolina di accompagnamento. L’estetica è un elemento imprescindibile e la presentazione deve anticipare il gusto.
La scelta va dal semplice Hoseki Don composto di 15 prelibatezze del mare servite su un letto di riso con zenzero, wasabi e soia alla intrigante Una-Ju, il don più conosciuto, con anguilla cotta su carbonella con tsukemono di cetriolo e riso. Questa specialità, un tempo era tradizionalmente consumata a teatro e oggi è perfetta per chi ama i sapori importanti. Chi non desidera il pesce può optare per la carne di manzo wagyu scottato su carbonella del Wagyu Don, con verdure di stagione, riso, wasabi e soia o per Tonkatsu cotoletta di maiale e misticanza d’oriente, con uovo poché, accompagnato da riso bianco e zuppa di miso.

Il business lunch milanese che viene dall’Asia

Nel mezzo, Zenbu Don, tonno e ventresca di tonno, kizami, wasabi serviti su letto di riso, zenzero, wasabi premium e salsa di soia; oppure Akami Sake Tartare, tartare di tonno e salmone con i suoi condimenti, serviti su letto di riso, wasabi premium e salsa di soia; o il Miso Cod, Carbonaro nero d’Alaska marinato nel miso avvolto in kataifi, astice, ikura, serviti su letto di riso.
Per un incontro particolarmente importante c’è anche il Lobster Mariawase, sashimi di astice, gambero rosso di Mazara del Vallo, capasanta, ikura e scampi.
Piatti belli da vedere e gustosi. Del resto Wabi-sabi in giapponese traduce la “bellezza imperfetta”, quella del Fiore di Loto e il menù del ristorante di Matteo Zhu esprime proprio quella bellezza che il Fiore di Loto simboleggia, ovvero una via verso il Paradiso: nasce dal fango (il mondo degli uomini contaminato dalle impurità) attraversa l’acqua (il difficile cammino verso l’illuminazione) per poi affiorare e sbocciare in tutta la sua bellezza (il Paradiso). 

E se non sarà il Paradiso, una pausa dalla frenesia di una giornata lavorativa può almeno offrirne un assaggio in punta di bacchette. 

a cura di

Marina Caccialanza

Milanese, un passato come traduttrice, un presente come giornalista esperta di food&beverage e autrice di libri di gastronomia.
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