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Il cammello dell’Epifania

12/12/2024

Il cammello dell’Epifania

Nella provincia di Varese, un territorio che raramente occupa le prime pagine delle guide enogastronomiche italiane, si cela una tradizione unica e affascinante: il cammello dell’Epifania. Il nome è chiaramente un rimando ai Re Magi, figure centrali della festa del 6 gennaio e il cammello, una delle cavalcature tradizionalmente associate al loro viaggio, è diventato l’ispirazione per la forma di questo dolce.

Ma perché proprio a Varese? La tradizione ha radici in una leggenda che racconta del passaggio delle reliquie dei Re Magi nel territorio varesotto.

Tutto parte dalla basilica di Sant'Eustorgio di Milano, costruita intorno al 344 e inizialmente chiamata basilica trium magorum, poiché secondo la tradizione Sant’Eustorgio ricevette dall’imperatore Costante I un sarcofago di pietra contenente le reliquie dei Magi, trasportate dalla Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli, dove erano state deposte dall’imperatrice Sant’Elena dopo il loro ritrovamento in Terra Santa.

Chiesa Sant’Eustorgio, MilanoChiesa Sant’Eustorgio, Milano

Durante il sacco di Milano del 1162, le truppe di Federico Barbarossa trafugarono le reliquie, che vennero poi trasferite a Colonia, in Germania, come dono per l’arcivescovo della città. Tuttavia, secondo una leggenda locale, durante il viaggio verso Colonia le spoglie dei Magi sostarono a Varese, lasciando un segno profondo nella memoria collettiva del territorio, tanto che per omaggiare questo evento si diede origine alla tradizione del cammello dell’Epifania.

Ancora oggi, nella Cappella dei Magi della Basilica di Sant’Eustorgio, si trova un’antica teca che custodisce parte delle reliquie, restituite alla basilica nel 1904.

Federico BarbarossaFederico Barbarossa

Nonostante possa sembrare una moda recente, come racconta il sito di notizie VareseNews già negli anni trenta alcune pasticcerie storiche della zona, come quelle di Gallarate e Somma Lombardo, producevano questi dolci utilizzando stampi di legno e alluminio. Anche la celebre Guida Touring del 1931, la prima guida gastronomica in Italia a suddividere i piatti tipici per provincia, cita il cammello come piatto tipico della provincia di Varese, testimoniando che questo dolce vanta almeno un secolo di storia.

Palazzo estense, sede del comune, Varese Palazzo estense, sede del comune, Varese

Ogni anno, con l’avvicinarsi dell’Epifania, il cammello diventa una presenza immancabile nelle pasticcerie di Varese e dintorni, simbolo di una tradizione che mescola storia, fede e artigianato. Pur essendo un prodotto legato a una specifica area geografica, ha saputo mantenere il suo valore culturale nonostante le varianti moderne, come quelle farcite con creme o cioccolato. La versione classica, di semplice pasta sfoglia, rimane la più apprezzata dai varesotti, probabilmente per un valore affettivo legato all’unica variante presente in passato. Non molti prodotti gastronomici italiani oggi osannati possono vantare una storia lunga quanto quella del cammello di Varese, che in più racconta una storia che risale a secoli fa. Un motivo di orgoglio per tutti i cittadini della zona, che continua a essere un elemento (e forse l’unico in ambito gastronomico) distintivo della cultura varesina, rendendo il 6 gennaio un momento unico per celebrare il territorio e le sue radici. 

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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