1991, giugno. La prima volta che ho varcato la soglia di un ristorante delle Soste è stata a Mantova, a Il Cigno Trattoria dei Martini. Entravo in un luogo che della trattoria aveva semplicemente il calore dell’oste, Tano. Tutto il resto era un capolavoro di grazia ed eleganza, Dalle sale di un palazzo cinquecentesco alle lampade Castiglioni, dai tavoli con una mise en place talmente perfetta e candida che mi rendeva quasi timoroso al personale di sala raffinato nello stile. Eppure, dopo pochi minuti, la bravura di Tano nell’accogliere ti faceva (e ti fa ancora) sentire davvero nella dimensione tipica di questa città che ha fatto la storia della bellezza italiana accessibile a tutti. Il sorbir d’agnoli che mi venne servito lo ricordo ancora oggi come il tratto distintivo di un modo di fare ristorazione che univa gusto popolare a eleganza dei modi. Fu il primo ristorante, in Italia, a restituire la stella Michelin, mantenendo inalterato tutto quello che ne giustificava il riconoscimento, perché Tano non voleva condizionamento alcuno nel suo mestiere. Forse, da allora, resta ancora il mio ristorante prediletto, tra le centinaia e centinaia di locali che ho visitato in trent’anni.