Con lui un piccolo manipolo di ragazze e ragazzi che hanno curato tutti i dettagli: dalla distribuzione dell’oggetto principale del festival, i gessetti bianchi per disegnare, lasciare segni e parole sui marciapiedi, i muretti e le strade di Ome. Disegni e segni che hanno vita breve, la pioggia li lava via in poche ore ma che, mentre venivano realizzati, emanavano energia positiva, voglia di divertirsi, messaggi profondi. Poi c’erano i convegni, nel cortile della Casa del Popolo che esiste indefessa dal 1920, con il palco che non c’era sotto a una bellissima pianta di fico.
Infine il vino, o meglio il Franciacorta, con le sue cantine, la mescita nei ristoranti che proponevano menu disegnati dai partecipanti al festival.