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Il fico bianco del Cilento

11/09/2023

Il fico bianco del Cilento

Sono 68 i comuni a Sud di Salerno su cui ricade la DOP Fico bianco del Cilento. Attiva dal 2006, soltanto lo scorso luglio è stato costituito un Consorzio di valorizzazione e di tutela. Merito di 23 aziende locali, a cui se ne sono aggiunte già altre 10, coordinate da Confagricoltura e Associazione Italiana Coltivatori di Salerno.

L’area in cui insiste questa DOP va dalle colline litoranee di Agropoli fino al Bussento e, in gran parte, si tratta di comuni inclusi nell'area del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Una superficie che si aggira attorno ai 200 ettari e si traduce in una produzione che va dai mille ai duemila quintali per il prodotto fresco e sui 500 quintali circa per l’essiccato.

L’albero del fico è sempre stato presente nei piccoli appezzamenti di ogni famiglia del posto, ma negli ultimi anni si sta trasformando in una opportunità economica fino ad ora poco considerata. La barriera degli Appennini e l’azione mitigatrice del mare ha qui incontrato un suolo fertile, dove la fichicoltura ha potuto crescere in armonia alle tradizioni contadine e al paesaggio.

Fichi freschiFichi freschi

Il disciplinare del fico bianco del Cilento DOP

Ad aver creato spesso confusione è un dettaglio che caratterizza, almeno per il momento, la DOP fico bianco del Cilento: ovvero, la denominazione è riservata soltanto al prodotto essiccato. Per quanto riguarda la cultivar si tratta della Dottato, una varietà diffusa in tutto il Mezzogiorno che, nel Cilento, ha sviluppato particolari caratteristiche. Di colore giallo chiaro uniforme quello dei frutti essiccati, che diventa marroncino nel momento in cui vi è il passaggio di cottura in forno.

Polpa pastosa, gusto dolce, internamente di colore ambrato: il bianco del Cilento DOP viene commercializzato in modi diversi. Si trova semplicemente essiccato in cesti vegetali, ma anche steccato, aromatizzato e farcito con mandorle, noci, nocciole, semi di finocchietto, bucce di agrumi e cioccolato. Ricercati e pregiati sono i fichi mondi, ovvero senza buccia.

Fichi secchiFichi secchi

La fichicoltura nel Cilento

Il fico è arrivato nel Cilento con tutta probabilità grazie ai coloni greci. Diversi autori dell’epoca romana hanno narrato la bontà dei fichi essiccati di quest’area, a dimostrazione di quanto sia identificativo questo prodotto per il territorio. Tra i documenti vi è il "Quaterno doganale delle marine del Cilento" del 1486. Così, da pane dei poveri i fichi sono diventati protagonisti dell’economia locale.

D’altronde, l’essiccazione consente di poter gestire il raccolto per l’intero anno e fino alla nuova campagna agricola. Il fico bianco caratterizza il paesaggio e segna la tavola locale, ormai presente anche nella versione fresca nella ristorazione locale, dall’antipasto al dolce.

I firmatari del Consorzio del fico del CilentoI firmatari del Consorzio del fico del Cilento

Il Consorzio del fico bianco del Cilento

A 17 anni dal riconoscimento della DOP per il fico bianco del Cilento, finalmente la costituzione di un Consorzio con il compito di mettere a sistema le produzioni, dialogando e collaborando con i produttori iscritti.

L’intero areale ha bisogno di compattarsi. Da soli è impossibile stare al passo con le logiche di mercato che sono diventate sempre più stringenti e, per le piccole realtà, come quella del fico bianco, è difficile (se non impossibile) approcciarsi alla vendita con buone rese economiche, senza una visione a lungo termine e senza un’azione coordinata del fare impresa”, spiega Giovanni Giugliano, responsabile progettazione Confagricoltura Salerno.

Il consorzio non commercializza ma può - e deve - accompagnare i produttori, forte dell’esperienza di alcuni degli aderenti che hanno già avviato un processo strutturato, in una crescita virtuosa supportata anche dalla ricerca e dall’innovazione, grazie al coinvolgimento del mondo universitario e della ricerca”.

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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