“Il cuoco ha una responsabilità civile verso i suoi clienti e non può permettersi di scherzare inseguendo le tendenze del momento. – precisa
Valeria Margherita Mosca – Così come l’industria alimentare potrebbe seriamente prendere in considerazione la possibilità di acquisire una diversa capacità di utilizzo degli ingredienti. Faccio un esempio: sono ben lontani i tempi in cui esisteva il mestiere di raccoglitore di erbe selvatiche (la nonna di Valeria era una raccoglitrice per il Braulio in Val Zebrù
ndr), oggi raccogliere erbe selvatiche ha sicuramente un costo che potrebbe rendere insostenibile il prodotto finale; ma esistono, in ampie zone dell’Appennino e delle Alpi, piante invasive che crescono molto rapidamente e che, da molte analisi, risultano essere commestibili e adatte all’ingredientistica. Oggi rimangono scarti che finiscono a marcire, danneggiando anche l’ecosistema del luogo; mentre potrebbero essere utilizzate. Alcune aziende alimentari ci stanno mostrando il loro interesse in questa direzione”.
In pratica mangiare i vegetali che ci circondano “può anche essere un’opzione deliziosa”, come scrive Valeria Margherita Mosca nell’introduzione a
Wild mixology, il libro scritto a quattro mani con Enrico Vignoli, che sta riscuotendo un ottimo successo nel mondo della mixologia, altro settore dove l’utilizzo di erbe selvatiche sta prendendo sempre più piede.
A Valeria chiediamo un’ultima cosa: inserire in menu ricette con il selvatico vegetale implica il rispetto di precise normative?
“No, a parte per i funghi e a patto che non sia l’attività principale. Bisogna semplicemente essere in grado di dimostrare il luogo e la data di raccolta, il nome scientifico, la presenza di allergeni: regole che sono inserite in qualsiasi manuale HACCP”.
Elementi che, del resto, costituiscono il lavoro quotidiano dello staff di Wood*ing: l’esplorazione in campo, l’identificazione, la raccolta nel rispetto della sostenibilità, l’analisi e la catalogazione. A cui seguono le degustazioni gastronomiche e l’utilizzo nella miscelazione. E la ricerca continua come, racconta Valeria, “un cammino che si evolve, quando fai ricerca non è detto che funzioni. Cerchi di aprire nuove vie, proprio come un esploratore”.
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Luigi Franchi