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Il gioco della morra è masnadiero

06/07/2013

Il gioco della morra è masnadiero
Mai sentito parlare del gioco della Morra? Mai sentito quelle nocche e quei palmi battere sui tavoli delle osterie, accompagnate da improbabili e spesso intraducibili espressioni dialettali? In quanto a tattica e strategia non c’è abile giocatore di poker in grado di competere con i professionisti della morra e con i loro sguardi veloci, incomprensibili ai più,  resi ancor più guizzanti da un buon bicchiere di vino che, dalle parti della Bassa, viene servito ancora in uno scodellino di maiolica bianca: per vederne gli archetti, direbbero i raffinati contemporanei intenditori di vino.

“Per capirne la quantità e vederne il colore” sostengono i cultori dello scudlein, questo il suo termine dialettale.

Ma torniamo alla morra che resiste nelle sempre più rare osterie di montagna e in quelle periferiche delle città del nord. Qualcuno ha pensato di non disperdere il patrimonio di persone e di storie che stanno dietro a questo gioco popolare dove l’azzardo è, al massimo, un litrozzo di vino in palio.

Sono i Masniaderi del Gentil Salame, una congrega di amanti di salami e osterie, che in quel di Gramignazzo (Bassa Parmense) tengono in piedi i campionati nazionali di morra, giunti alla loro trentesima edizione. Il maestro anziano dell’iniziativa si chiama Mario De Vecchi, 84 anni, arrivato da Milano insieme ad un’altra cinquantina di persone che hanno raggiunto Gramignazzo dalle varie province del nord Italia per gareggiare.

E i Masnadieri del Gentil Salame cosa c’entrano? “Ci entrano a pieno titolo - racconta Simone Berzolla, uno dei masnadieri che, quando invece lavora, si occupa di consulenza per la ristorazione - perché sul tavolo della morra storicamente non manca mai un buon salame gentile. E poi perché il piacere è masnadiero, specialmente quando scaturisce da esperienze genuine e sincere come queste”.

 

Luigi Franchi
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