Dagli anni 70 ad oggi il sommelier ha percorso una lunga strada verso la popolarità. Allora era una figura poco conosciuta che s’incontrava tra i tavoli dei ristoranti i lusso, vestita nella classica divisa con una catena al collo che reggeva un taste-vin che i più scambiavano per un insolito portacenere (e si chiedevano perché mai se lo portasse al collo).
Poi, negli anni a venire, il sommelier è divenuto una figura alla ribalta, grazie a personaggi quali ad esempio Robert Parker, un avvocato di Baltimora che, dotato di un finissimo palato, ebbe l’idea geniale di attribuire ai vini un sistema di valutazione basato su un punteggio da 0 a 100 punti, rendendo via via accessibile il mondo dell’enologia a tutti. Oggi Parker non solo è l’uomo più influente in materia di vini a livello internazionale – con la sua rivista “The wine Avocate” stabilisce le quotazioni delle etichette e orienta il mercato – ma è riuscito a rendere a diffondere la professione del sommelier nel mondo del vino contemporaneo alle giovani generazioni. Queste, anche se con palati diversi, sembrano condividere il principio che la valutazione del vino deve avvenire non come entità isolata, ma in rapporto al cibo e quindi lavorano in sintonia con la cucina e lo chef. Di qui l’importanza del sommelier all’interno del ristorante, se si tratta di un ristorante con a R maiuscola. Così un ristorante come si deve sarà ricordato per la forte identità che la cucina riuscirà a trasmettere anche grazie al perfetto connubio con i vini in lista, quasi tutti caratterizzati da un tenore di acidità elevato, in quanto questa esalta il gusto della stragrande maggioranza delle ricette. Rajat Parr, altro famoso sommelier di origine indiana che lavora al famoso ristorante Michael Mina, all'interno dell'Hotel Bellagio in cui si serve lo chef's menu con l'accompagnamento dei vini a bicchiere, nel suo “Secrets of sommeliers” sostiene che “l’acidità è la scintilla elettrica che accende il vino”.
Insomma i nuovi sommelier si fanno le loro liste dei vini, talvolta azzardate e originali, che comprendono spesso etichette sconosciute, ma senza mai escludere qualche voce familiare per non disorientare la clientela.
E a proposito di sommelier, sta per uscire SOMM, un film indipendente di Jason Wise costato due anni di riprese in 6 paesi diversi, che racconta la vera storia di Brian McClintic, Dustin Wilson, Ian Cauble e DLynn Proctor, quattro aspiranti sommelier che partecipano alle selezioni di Master Sommelier, uno degli esami più prestigiosi ma anche più difficili per gli esperti di vino.
La produzione è destinata ad essere una delle più “decantate” del grande schermo indipendente.