Una volta che la fermentazione ha avuto inizio, la birra viene trasferita in barili di legno, di rovere o castagno. È lì che questa può invecchiare per un periodo abbastanza lungo, che va dai 12 ai 36 mesi, evolvendo il proprio profilo organolettico, protetta sotto ad uno strato naturale - detto flor (o velo) - formatosi grazie all’aria che penetra nei barili. Trascorso questo periodo il lambic viene prelevato e imbottigliato. Nel bicchiere si trova una bevanda erta sull’acidità, e sulle mille sfumature che questa può assumere, a seconda del luogo e di chi la produce (lo vedremo più avanti, proponendovi qualche prodotto dei birrifici più tradizionali).
Veniamo ad alcune regole di produzione. Il lambic si può produrre solo nei mesi più rigidi, tra ottobre e inizio primavera, perché le alte temperature determinano un maggior numero di batteri nell’aria che potrebbero attaccare la miscela avviando fermentazioni anomale, e rendendo il prodotto sgradevole. Il processo di produzione inizia da una miscela di malto d’orzo e frumento non maltato. Per non avere un amaro marcato sul prodotto finito, i luppoli impiegati devono avere almeno due anni di conservazione. Il lambic viene prodotto ancor oggi nei birrifici sparsi a Pajottenland, seguendo i dettami della tradizione, ma al di fuori di quest’area ci sono alcuni tentativi, più o meno riusciti, di replicazione: in tali situazioni le birre stile lambic vengono denominate "lambic-style" o "plambic" (che sta per pseudo lambic), per differenziarle dalle originali. Altra precisazione che può aiutare chi si affaccia a questo mondo e vuole comprenderne i termini, se parliamo di lambic ci si può imbattere - anzi, ci si scontra necessariamente - con le parole gueuze o geuze. Stanno a significare le medesima cosa: birre ottenute unendo un lambic giovane (di circa un anno) ad almeno un altro più vecchio (solitamente da due a tre anni), che subiscono una rifermentazione in bottiglia sfruttando i lieviti del lambic più giovane. Sono birre in cui, proprio per la rifermentazione, si sviluppa anidride carbonica: ecco perché vengono anche definite “Champagne di Bruxelles”, servite spesso in coppe di champagne, e distinte dai lambic puri, che invece sono piatti.
Altri due termini ricorrenti: Framboise (o Frambozen), e Kriek, che indicano rispettivamente una base lambic addizionata di succo di lamponi, ed un lambic in cui sono state messe in infusione per alcuni mesi delle piccole ciliegie.