Piccolo testimone di un ricco patrimonio di biodiversità, il maracuoccio di Lentiscosa è un legume molto antico. Considerato un antenato della cicerchia, oggi lo si può trovare soltanto in una piccola frazione collinare del comune di Camerota, nel Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni. In quest’area verde, che guarda il blu del mare, resiste una tradizione contadina che gli ha concesso di non estinguersi.
È stato cibo per animali nei periodi di abbondanza, ma anche garanzia di sopravvivenza in quelli difficili. Questo legume, il cui nome scientifico è Lathyrus cicera, ha una forma irregolare e un colore cangiante che va dal verde al marrone, viene seminato in pieno inverno (tra dicembre e gennaio) e raccolto verso fine giugno. La sua storia è legata a doppio filo a quella di un piatto tipico: la maracucciata.
Se così non fosse stato, con tutta probabilità, sarebbe andato perso tra le pieghe del tempo e dei nuovi stili di vita. Coltivarlo non è semplice, nonostante il suo aspetto coriaceo si tratta di una pianta delicata che viene facilmente attaccata da funghi e parassiti e che, per natura, non ha grandi produzioni. In origine si trattava di una leguminosa selvatica, conservata solo grazie alla tenacia di alcuni agricoltori. Le piantine sono abbastanza piccole, assomigliano a quelle dei ceci, e la raccolta viene effettuata completamente a mano. Una volta essiccate vanno battute e, man mano, si ripulisce il prodotto. La radice del suo nome mar è di origine semitica, significa qualcosa di amaro, mentre la parola cuoccio deriva dal latino e significa baccello.