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Il maracuoccio di Lentiscosa

23/06/2025

Il maracuoccio di Lentiscosa

Un antico legume per preparare la polenta del Mediterraneo


CREDITI FOTOGRAFICI Isabella Toni

Piccolo testimone di un ricco patrimonio di biodiversità, il maracuoccio di Lentiscosa è un legume molto antico. Considerato un antenato della cicerchia, oggi lo si può trovare soltanto in una piccola frazione collinare del comune di Camerota, nel Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni. In quest’area verde, che guarda il blu del mare, resiste una tradizione contadina che gli ha concesso di non estinguersi.

È stato cibo per animali nei periodi di abbondanza, ma anche garanzia di sopravvivenza in quelli difficili. Questo legume, il cui nome scientifico è Lathyrus cicera, ha una forma irregolare e un colore cangiante che va dal verde al marrone, viene seminato in pieno inverno (tra dicembre e gennaio) e raccolto verso fine giugno. La sua storia è legata a doppio filo a quella di un piatto tipico: la maracucciata.
 

Se così non fosse stato, con tutta probabilità, sarebbe andato perso tra le pieghe del tempo e dei nuovi stili di vita. Coltivarlo non è semplice, nonostante il suo aspetto coriaceo si tratta di una pianta delicata che viene facilmente attaccata da funghi e parassiti e che, per natura, non ha grandi produzioni. In origine si trattava di una leguminosa selvatica, conservata solo grazie alla tenacia di alcuni agricoltori. Le piantine sono abbastanza piccole, assomigliano a quelle dei ceci, e la raccolta viene effettuata completamente a mano. Una volta essiccate vanno battute e, man mano, si ripulisce il prodotto. La radice del suo nome mar è di origine semitica, significa qualcosa di amaro, mentre la parola cuoccio deriva dal latino e significa baccello.

Il maracuoccio di Lentiscosa

Il Presidio Slow Food

Oggi il maracuoccio di Lentiscosa è tutelato e valorizzato grazie al Presidio Slow Food che, dal 2016, ha messo in luce il suo valore gastronomico, storico e culturale. A coltivarlo sono sette agricoltori (tra cui qualche ristoratore): Carmen Caiazzo, Luca Cella, Gaetano Belluccio, Salvatore Dentale, Francesco Fiore, Maria Antonietta Mazzeo e Sandro Mattia Peluso.

Può essere commercializzato sia tal quale che ridotto in farina, in quest’ultimo caso all’interno vi è il 40% di farina di grano tenero delle varietà antiche Carosella, Risciola e Saragolla. È il suo sapore amaricante che richiede l’abbinamento e consente di ritrovare un elegante equilibrio nella preparazione della maracucciata.

Ogni annata è a sé, non sappiamo mai se riusciremo a recuperare il seme, ma il maracuoccio è parte integrante delle nostre radici, coltivarlo significa non perderle e lavorare ad un patrimonio che lasceremo in mano ai nostri figli”, racconta Luca Cella dell’Associazione dei produttori del maracuoccio che aderisce a Slow Food Camerota e Golfo di Policastro

L’anno scorso siamo riusciti ad ottenere due quintali e mezzo, quest’anno di certo andrà peggio. Ci sarebbe bisogno di acqua, ma ci tocca fare i conti con le stagioni”.

Il maracuoccio di Lentiscosa
Il maracuoccio di Lentiscosa

La ricetta tradizionale della maracucciata

Buona parte del raccolto annuale del maracuoccio viene trasformato in farina ed utilizzato dai ristoratori locali per preparare il piatto tipico simbolo di Camerota, in taluni casi rivisitato. Si tratta di una pietanza semplice, che ricorda perfettamente l’essenzialità della cucina contadina. Vegetariano, equilibrato, saziante: sono oggi caratteristiche ricercate che restituiscono dignità a preparazioni considerate povere.

Al 60% di farina di maracuoccio, dunque, viene aggiunta la farina di grano tenero locale, partendo da questi elementi si ottiene una sorta di polenta con l’aggiunta di acqua, cipolla, aglio, peperoncino, pane duro ed olio extravergine di oliva. Elementi centrali erano anche gli strumenti con cui si preparava questo piatto, ovvero la cavurara (la pentola di rame) e il ruozzolo (il bastone di legno).

La tradizione prevede il pentolone in cui lasciar bollire l'acqua, a cui va aggiunta man mano la farina mista, e la padella in cui si lasciano imbiondire gli altri ingredienti ed i crostini di pane. Una volta addensata, alla maracucciata va unito il soffritto.

Un piatto che rientra a pieno nei dettami della Dieta Mediterranea, diventando memoria di un popolo che con gli occhi pieni di mare resta sostanzialmente ancora profondamente contadino.

La farina di maracuoccioLa farina di maracuoccio
a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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