“Per cucinare io uso solo il burro, perché mi consente di controllare meglio il punto di cottura” parole profetiche quelle di Gualtiero Marchesi se paragonate alla ricerca di Assolatte, condotta da AstraRicerche, che fissa nel 76,8% la meda degli italiani amanti del burro.
“Siamo di fronte a una vera e propria revanche del burro, che deriva sia dalle sue caratteristiche organolettiche spesso connesse al piacere (di mangiare e - più in generale – divivere), sia al contributo a volte straordinario che il burro dà alla preparazione di taluni cibi e ricette”, spiega il sociologo Enrico Finzi che ha curato l'indagine.
Tra le varie curiosità che emergono dalla ricerca una in particolare colpisce e mette in discussione consolidate convinzioni, ad esempio: la parte d’Italia vocata alla produzione e al consumo di olio extravergine d’oliva deterrebbe la quota maggiore di consumatori di burro.
Il dato lo rivela Assolatte che si chiede se si possa dire addio alla storica contrapposizione tra la civiltà del burro dell'Italia settentrionale e cultura dell'olio dell'Italia meridionale. Nel Meridione sarebbero l’81,6% gli amanti del burro contro il 76,8% della media nazionale, mentre nelle regioni del Nord c'è la percentuale maggiore di italiani che ha rinunciato al burro (27,5% nel Nord-ovest contro il 23,2%).
Se invece si guarda alla frequenza di utilizzo del burro, lo scenario torna più simile a quello tradizionale: i forti consumatori, quelli che mangiano il burro da una a più di sette volte a settimana, vivono soprattutto al Nord (14,5% contro l'11,4% di media nazionale), mentre al Sud c'è una minor frequenza di consumo (il 32,3% lo usa da una a tre volte al mese contro il 22,9%).
Per saperne di più:
www.assolatte.it