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Il miele è vegano? No, ma esistono alcune alternative molto valide

29/01/2025

Il miele è vegano? No, ma esistono alcune alternative molto valide

Veganuary è una sfida ogni anno sempre più popolare che ha avuto origine nel Regno Unito, e il cui scopo è quello di incoraggiare tutte le persone a seguire una dieta vegana per tutto il mese di gennaio. 

Per mezzo della dieta, si cerca far conoscere alle persone onnivore cosa voglia dire vegano, allontanandosi dai cliché che vedono questa scelta come estremista, anche se sarebbe più corretto definirla radicale. Questa parola infatti si utilizza per descrivere qualcosa che “agisce in profondità” (come le radici) e “in funzione di un cambiamento”, che nella visione vegana corrisponde all’abbandono dello sfruttamento degli animali in tutti gli ambiti della vita umana, in favore di un mondo più giusto e antispecista (cioè dove non esiste una gerarchia tra le specie animali, ma tutte hanno pari dignità). La prima definizione di vegano poi, datata 1949, aggiunge che questo abbandono deve essere attuato solo “laddove possibile e praticabile”, questo perché in un mondo complesso come il nostro, risulta impossibile azzerare totalmente la sofferenza animale, ma ciò non vuol dire che non si possa fare il massimo per minimizzare il nostro impatto sulle altre specie. 

LL'ape regina

Tutti sanno che una persona vegana non consuma alcun prodotto di origine animale, dalla carne ai prodotti lattiero-caseari alle uova, ma spesso in molti non hanno idea che tra questi alimenti compaia anche il miele, prima di tutto perché si tratta di un prodotto che le api producono per loro stesse come nutrimento per affrontare l’inverno. Gli altri problemi, come in tutte le filiere, sono maggiormente presenti nella produzione industriale, come ad esempio il soffocamento di interi sciami che avviene ogni anno a fine produzione, ma anche la fecondazione artificiale delle api regine e il taglio alle ali che queste subiscono per evitare che abbandonino l’arnia. Alle motivazioni etiche si uniscono poi anche quelle ambientali: un grande numero di api mellifere infatti può rappresentare un problema, in termini di competizione, per tutti gli altri insetti impollinatori selvatici, il cui numero, in costante diminuzione da anni, preoccupa molto gli esperti per via della perdita di biodiversità a questi correlata. 

Negli ultimi anni sul mercato sono apparsi innumerevoli sostituti vegetali imitativi dei prodotti di origine animale, e anche il miele non ha fatto eccezione. Sebbene questi siano generalmente migliori in termini nutrizionali delle controparti animali, si tratta molto spesso di alimenti processati e frutto di lavorazioni industriali. Esistono però molti prodotti tradizionali che una persona può utilizzare al posto del miele, che sia vegana o no. La ricerca di sostituti può fungere anche da sprono per scoprire piccole produzioni artigianali ed eccellenze del territorio dimenticate, anche sul suolo italiano. Una di queste è senza dubbio il miele di tarassaco, riconosciuto in Italia come prodotto agroalimentare tradizionale sia in Alto Adige che in Friuli-Venezia Giulia. Da non confondere con il vero e proprio miele prodotto a partire dal polline del tarassaco, questo sciroppo è fatto bollendo in acqua i fiori gialli della pianta, a cui poi vengono aggiunti zucchero e limone, raggiugendo un risultato molto simile al miele millefiori. In Calabria invece si produce da anni il miele di fichi, più o meno con lo stesso procedimento del tarassaco, salvo poi separare i frutti dallo sciroppo, che diventeranno i celebri fichi cotti. La ricetta tradizionale viene fatta solo con la qualità di frutti chiamata Dottato, riconosciuto come prodotto alimentare tradizionale ed utilizzato fin dall’antica Roma, dove prendeva il nome di ficus carica.  

Fichi cotti, prodotti della cottura del miele di fico calabreseFichi cotti, prodotti della cottura del miele di fico calabrese

Rendere un po’ più vegetale la propria dieta non significa necessariamente scontrarsi con le nostre tradizioni, basta solamente saper cercare i prodotti giusti. 

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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