“A Natale con il gallo del pollaio faceva tutto il pranzo: dal collo ripieno, al brodo con l’osso del collo e pezzi del cotrione; a gli altri pezzi fatti in umido e serviti con erbette di campo” ricorda il nipote Riccardo Peruzzi, a cui Delfina e il figlio Carlo, Carlo Cioni, hanno passato il testimone della cucina.
Alla tradizione contadina ereditata in famiglia Delfina aveva aggiunto qualche accorgimento più raffinato, acquisito andando a servizio da giovinetta presso una nobile famiglia veneziana, che si occupava della gestione della tenuta del Barco Reale Mediceo. Divenuta moglie del guardiacaccia era stata chiamata a “far da mangiare” per i cacciatori della riserva finché, col sopraggiungere dei primi turisti a visitare la villa Medicea, non si era sparsa la voce della sua bravura e aveva iniziato ad ospitare anche loro. Questo fino al passaggio nel 1975 in un’antica casa colonica, appena fuori le mura di Artimino, ancor oggi location del ristorante.
“Noi non siamo un ristorante, noi si fa da mangiare” così è solito esclamare Carlo. Da perfetto patron verace, schietto e molto appassionato, attacca con questa specifica a chi arriva lì per la prima volta (molti turisti stranieri), mentre con i clienti abituali (anche molto importanti) condivide gli interessi comuni. La verità è che adora stare con la gente e da quei tavoli non si staccherebbe più. Se lo può permettere perché in sala con lui c'è Primitivo, splendida figura che è lì da 30 anni e a cui non sfugge nulla, attento veramente a tutto. Cordiale come non si può desiderare di meglio.