Cerca

Premi INVIO per cercare o ESC per uscire

Il Presidente di FederBio allarmato per il calo di produttori

29/07/2011

Il Presidente di FederBio allarmato per il calo di produttori
Il bio cresce, nonostante la crisi o forse grazie alla crisi che induce alla ricerca di maggior sicurezza o di certezze. Qualsiasi lettura si voglia dare i dati elaborati dal Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) sono incontrovertibili: 1.113.742 ettari, con un incremento rispetto all’anno precedente circa dello 0,6%, da cui attingono lavoro e prodotti 47.663 operatori di cui 38.679 produttori esclusivi; 5.592 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.128 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione; 44 importatori esclusivi; 220 importatori che effettuano anche attività di produzione o trasformazione.
La suddivisione territoriale vede la Sicilia al primo posto, seguita dalla Calabria, per numero di aziende agricole biologiche. Se si parla di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia Romagna, seguita da Veneto e Lombardia.
Gli orientamenti produttivi vedono in testa i cereali, il foraggio e i pascoli, seguiti dall’olivicoltura. In crescita costante l’allevamento animale, nelle sue diverse tipologie.
Ma il fatto che, rispetto al 2009, siano calati del’1,7% i produttori allarma Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio: " Si tratta della conferma di un trend che sarà ancora più evidente nel corso del 2011 e che dimostra il sostanziale fallimento della gran parte dei Piani di sviluppo rurale regionali, non coordinati e non coerenti con una politica nazionale di sostegno per il biologico italiano nonostante l’ingente quantità di risorse spese fino ad oggi con il Piano d’azione nazionale di settore e le indicazioni emerse con gli Stati generali del biologico. Al Ministero delle Politiche Agricole, FederBio chiede un significativo cambio di passo, a cominciare da un rilancio del Piano d’Azione nazionale di settore e da una ripresa effettiva di ruolo del Ministero nella semplificazione burocratica e nel coordinamento del sistema di controllo e certificazione".
Sul fronte dei consumi invece le prospettive sono decisamente rosee, come dimostrano i dati diffusi da CIA: “Nonostante la crisi economica e a dispetto del crollo verticale dei consumi alimentari convenzionali (meno 3,6 per cento), il segmento “bio” continua la sua corsa, mettendo a segno nel primo quadrimestre del 2011 un aumento dell’11,5 per cento. Un dato che rende ormai chiaro il definitivo passaggio del biologico da “moda passeggera” o “di nicchia” a vera e propria “abitudine di spesa”, come evidenzia la presenza massiccia di prodotti bio nelle catene della Gdo. Dove le vendite schizzano in alto, rubando il primato alle botteghe di quartiere”.       
Tra gennaio e aprile, infatti, salgono a livelli record gli acquisti di prodotti biologici nei supermercati (più 14,6 per cento), negli ipermercati (più 11,8 per cento) e soprattutto nei discount (più 16,1 per cento)  a tutto discapito dei negozi tradizionali, che perdono fino al 46,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. A trainare la spesa “bio” delle famiglie italiane nel primo quadrimestre dell’anno -continua la Cia- sono ancora una volta pasta e riso (più 32,9 per cento), latte e formaggi (più 20,4 per cento) in particolare mozzarelle (più 82,7 per cento), biscotti e dolciumi (più 15,4 per cento) ma non il pane (meno 11,3 per cento), uova (più 13,4 per cento). Ma la vera novità è la crescita record dell’ortofrutta fresca “bio” (più 9,2 per cento) rispetto a quella convenzionale, che nello stesso periodo perde oltre l’8 per cento.
Un fenomeno destinato inevitabilmente a coinvolgere la ristorazione dove, speriamo, non scattino i fenomeni modaioli ma si cerchi di utilizzare la tendenza come occasione per rafforzare un percorso di filiera che porti aiuto agli agricoltori e conoscenza al consumatore.
Condividi