Già, perché la sua fissa sono i pomodori. Ne ha otto varietà: San Marzano, Piennolo del Vesuvio DOP e altri che snocciola con la precisione di un sommelier del rosso.
"Il pomodoro cambia tutto", dice con l’intensità di chi ha fatto del gusto una religione. E non è da meno l’attenzione alle farine, alla lunga lievitazione, al gesto manuale, al basilico – che a Berlino, confessa, è difficile da trovare fresco e profumato. Lui non molla: gira i mercati, cerca, seleziona.
E la mozzarella? Ovviamente presente – sia fior di latte che bufala – perché la regina indiscussa resta lei: la margherita, la pizza più richiesta nei suoi locali.
Accanto al classico, c’è la fantasia del Sud: pizzelle fritte, tra cui spicca quella alla crema di zucca e cacio e pepe, un ibrido poetico che conquista anche i più diffidenti berlinesi. E poi fritti campani come le crocchette di patate impanate con la sua pasta per pizza, fatta seccare e grattugiata: genio e tradizione a braccetto. Non mancano i dolci – tiramisù, crostate, torte vegane – e, per chiudere in bellezza, limoncello e amaro del Capo.
"Qui la domanda di prodotti vegani è esplosa", racconta Emmanuele. Così ha ampliato il menu: la pizza resta regina, ma la varietà è di casa.
Dieci anni fa Emmanuele è arrivato a Berlino quasi per caso, dopo un primo tentativo imprenditoriale che non ha funzionato. Poi ha pensato: “La pizza può salvarmi”. E l’ha fatto davvero. Oggi gestisce due locali, 40 dipendenti, e trasferisce con pazienza e metodo la sua idea di pizza buona, italiana, vera.