Quasi due anni di allenamenti intensivi – tutti i giorni negli ultimi due mesi - e un impegno al massimo delle forze. Ne è valsa la pena.
Davide Comaschi è il campione del mondo di cioccolateria, incoronato a Parigi in occasione del
World Chocolate Master organizzato da
Cacao Barry.
Ti aspettavi di vincere?
“Ero molto preparato e convinto di aver fatto un buon lavoro. Dopo il primo giorno, vedendo gli altri concorrenti e quello che stavano facendo, ho cominciato a crederci. Sono orgoglioso di poter dire che noi italiani abbiamo dato prova del nostro valore. È stata una specie di riscossa; negli ultimi anni ci siamo fatti spesso deridere all’estero ma mi piace pensare che questa volta abbiamo dimostrato che gli italiani, quando lavorano in team, possono ottenere grandi risultati”.
Chi era l’avversario più temibile?
“Il secondo posto è stato assolutamente meritato dall’olandese Marike Van Beurden”.
Cosa mancava agli altri secondo te?
“Poca innovazione, nessuna sorpresa: erano tutte cose già viste”.
Qual è il punto di forza e quale il limite degli italiani rispetto al resto del mondo?
“Il nostro punto di forza è il cuore, l’anima che mettiamo in tutto quello che facciamo. Per fare un esempio: i pasticceri francesi sono, tradizionalmente, tra i più bravi. Ebbene, entrando in una pasticceria francese l’impressione è di assoluta perfezione, competenza, stile. Il tutto però manca di personalità, di quell’impronta unica che invece ci distingue. Abbiamo però un limite, ed è la scarsa innovazione. Molti di noi sono troppo legati alla tradizione, bisogna avere più coraggio ed esplorare il nuovo, lasciare libera la creatività che è dentro di noi e dare una scossa al mondo della pasticceria, per andare avanti. Spero che la vittoria al mondiale sia stata una scossa sufficientemente forte”.
Per realizzare la tua scultura hai adottato una tecnica speciale, per l’appunto innovativa. In cosa consiste?
“Ho usato una tecnica ingegneristica: i numerosi pezzi della scultura erano uniti tra loro con un sistema a incastro e non incollati col cioccolato come si fa di solito. Questo ha richiesto una lunghissima preparazione ma ha permesso di velocizzare notevolmente l’assemblaggio, in assoluta pulizia e con maggiore stabilità. Il risultato è stato eccellente e ha influito positivamente sul giudizio della giuria che ha valutato questa edizione del World Chocolate Master come quella di più alto livello finora. Abbiamo dato il 45% di scarto agli altri concorrenti: non male”.
Pensi di aver raggiunto il tuo obiettivo?
“Assolutamente no. È solo il primo passo di un lungo cammino. Non esiste un traguardo, bisogna continuare a crescere. Una vittoria come questa può solo essere di stimolo per migliorarsi come persona e come professionista”.
Adesso cosa succederà a Davide Comaschi?
“Ci sono molti progetti in cantiere. Innanzi tutto varie collaborazioni con aziende; poi l’apertura di una scuola di pasticceria in Cina. Si tratterà di una catena, l’Academy School Davide Comaschi, strutturata sia per gli amatori sia per i professionisti. La Cina è un Paese in crescita e in cerca di sviluppo: è un buon momento per entrarvi. In gennaio uscirà il mio primo libro sul mondo dei concorsi. È importante spronare i giovani pasticceri a cimentarsi con questa realtà; il concorso è uno strumento molto formativo: aiuta a conoscere se stessi, a rafforzare la propria sicurezza, a relazionarsi con gli altri e a crescere”.
E il lavoro di tutti i giorni? Quello in laboratorio?
“Per adesso continuo, qui alla
Martesana, dove lavoro da anni e dove ho avuto la possibilità di sperimentare quello in cui credo e che amo: creare dal niente, partendo dagli ingredienti, qualcosa di straordinario. Poi si vedrà.
Anzi adesso vado, altrimenti il lavoro si accumula”.
Marina Caccialanza