Giovedì 23 ottobre a Torino, nella sede storica del Lingotto, si è aperta la
10° edizione del Salone del Gusto di Slow Food. Era il 1996 quando si svolse il primo appuntamento di una manifestazione che non si è mai stancata della propria originalità, basata sull’incontro tra produttori e pubblico, tra comunità internazionali e presidi italiani, tra cuochi e vignaioli. Dove tutto è tangibile, degustabile e acquistabile.
Nei padiglioni del Lingotto si sommano molteplici concetti di qualità con un solo vero dato certo: che è misurabile, agli occhi, al palato, al giusto prezzo e, soprattutto, al racconto delle storie dei prodotti e dei produttori.
Quest’anno sono 1.200, provenienti da oltre 100 paesi del mondo, a cui si devono aggiungere gli oltre 4.000 delegati di Terra Madre, in arrivo da oltre 950 Comunità del cibo sparse in 158 paesi, che saranno accolti nelle case dei piemontesi in una bellissima condivisione di culture alimentari e territoriali.
Cosa si troverà d’altro al Salone del Gusto, tra il 23 e il 27 ottobre? Intanto un
Carlin Petrini in gran forma, amatissimo dai partecipanti, a teorizzare e praticare il vero valore del cibo rispetto alla sua eccessiva spettacolarizzazione, quella che lui definisce “luna-park della gastronomia” e, nella cerimonia dì apertura, offrire al ministro Maurizio Martina e a tutti i presenti,
cinque idee a costo zero per convincere i giovani a tornare alla terra, "Una delle cose che costano meno in assoluto e che garantiscono il futuro di questo Paese perché - spiega il leader di Slow Food - quel poco che si paga di più in buon cibo, si paga meno in medicine".
Le cinque idee a costo zero sono: Una legge per la difesa del suolo agricolo; aprire linee di credito per i giovani contadini, loro -afferma Petrini - "hanno un'etica e quei soldi le banche non li perderanno mai"; garantire nuove tecnologie nelle campagne italiane; dare formazione vera ai giovani; meno burocrazia meno burocrazia meno burocrazia, ripete il fondatore del movimento, semplificando le procedure per ricreare la produzione.
Poi ci sono oltre 261 appuntamenti su prenotazione, a partire dagli storici
Laboratori del Gusto fino ad arrivare alle novità di quest’anno:
la Scuola di cucina, dove sarà possibile seguire l’intero ciclo di creazione di una ricetta come nella cucina di un ristorante, e
l’area Mixology, con i bartender del momento dove apprendere il gusto per i cocktail.
I temi che connotano questa decima edizione sono l’Arca del Gusto e l’agricoltura familiare. L’Arca, lanciata proprio al Salone 1996 per catalogare i prodotti a rischio, è il progetto di Slow Food più rappresentativo per
la tutela della biodiversità. L’agricoltura familiare sale invece sul palcoscenico nell’anno in cui la FAO la celebra in tutto il mondo come la protagonista principale della produzione di materie prime per alimentare il pianeta. Nel mondo ci sono infatti
570 milioni di aziende agricole e 500 milioni sono a conduzione familiare. Le aziende agricole a conduzione familiare rivestono un ruolo fondamentale anche nella protezione della biodiversità: a fronte della perdita del 65% del territorio arabile sulla Terra, i piccoli produttori difendono tipologie di alimenti che, senza la loro presenza, sarebbero ormai estinti.
L’etica e la sostenibilità restano dunque al centro dell’appuntamento, vetrina internazionale della visione di Slow Food rispetto al cibo che significa felicità, condivisione, amore per la natura ma anche morigeratezza nel suo consumo e abbattimento dei paradossi alimentari come quello abitualmente
ricordato da Carlin Petrini: “in Occidente si spende di più per dimagrire che per mangiare”.
Per saperne di più:
www.salonedelgusto.it
Luigi Franchi