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Il tempo della tavola
Parto da una buona e da una cattiva notizia. Gli italiani sono sul piano globale uno dei Paesi che dedica più tempo alla tavola (due ore e cinque minuti al giorno, gli americani circa un’ora). La cattiva notizia è che si tratta di un dato del 2015 riportato su Cibo, il libro di Jacques Attali e chissà, a parità di indagine, cosa emergerebbe oggi. È comunque molto, molto poco, se consideriamo il ruolo sociale, conviviale, culturale che la tavola si è conquistata nei secoli.
In sostanza trascorriamo di gran lunga più tempo sui social (la soglia delle due ore al giorno è per la maggioranza raggiunta e oltrepassata, non dite di no!) che non seduti a goderci del buon cibo e una sana conversazione.
L’altra considerazione è qualitativa, strettamente legata proprio ai social e alla tecnologia: come trascorriamo il tempo a tavola? Basta alzare lo sguardo in un qualsiasi locale in centro urbano, e ormai non solo, per accorgersi che il momento (che dovrebbe essere) dedicato al cibo è costantemente interrotto da sguardi allo smartphone, allo smartwatch, personali o a quelli degli altri. Un automatismo che non appartiene solo ai giovani, anzi, e non è solo per urgenze lavorative, come tanti controbattono.
Questo si vede nell’ordinario… il paradosso arriva quando lo strumento tecnologico è quello che consente, come dicevamo prima, di fissare compulsivamente nel tempo il ricordo di un piatto e di un momento, sminuendo il valore del presente.
Anche qui il ristoratore può dare il suo contributo per governare il fenomeno.
Chiedetevi: è giusto che la cucina si impegni per curare i dettagli del piatto, e la sala quelli dell’accoglienza, e poi gli ospiti siano inattenti, concentrati su dimensioni e apprezzamenti virtuali, e non sulle vostre parole, sulle vostre attenzioni, sulle sfumature e i significati di una pietanza o di una bottiglia? O, ancora, non accertandosi neppure del nome della persona che li serve al tavolo? Il ristoratore sì, può fare molto; non dando per primo il cattivo esempio (vale anche per i comunicatori del cibo), quindi riducendo l’eccesso di condivisione. L’attesa ha un ruolo ben definito nella logica del tempo, se viene sopraffatta da un eccesso di immagini e informazioni non c’è più tempo per la sorpresa, per il piacere finale.
Le aspettative vanno dosate con il contagocce per tutelare il tempo a tavola!