Le prime notizie che arrivano rispetto al Recovery Plan che dovrebbe dotare l’Italia di 209 miliardi di euro da investire in innovazione del Paese non testimoniano nulla di buono sulla capacità di questo governo di avere una visione del futuro.
Lo dicono i 3,1 miliardi destinati al settore del turismo, corrispondenti all’1,58% delle risorse; un settore che, più di ogni altro, sta pagando pesantemente gli effetti della pandemia con centinaia di hotel chiusi da mesi o aperti per garantire un minimo di vita alle città e ai paesi italiani ma con fatturati crollati fino al 90%.
Mettere tre miliardi è carità su un settore che, è bene ricordarlo, nel 2019 registra 64,5 mln di arrivi internazionali, quando erano 61,6 nel 2018 e 41,2 milioni nel 2000. Nel settore alberghiero la crescita dei flussi internazionali, dagli anni del boom economico ad oggi, ha mantenuto un tasso medio annuo composto di crescita pari a circa il 3,2%.
E, ancora, Il valore aggiunto attivato nel 2018 è stato pari a 115,1 miliardi di euro, il 7,3% del valore aggiunto totale, confermando la crescente importanza del settore, che giunge a valere quattro volte quello prodottosi nel comparto alimentare e oltre quattro volte e mezzo la ricchezza generata dal settore dei “Tessili e abbigliamento”, moda compresa.
Inoltre, nel 2018, il comparto turistico ha sostenuto complessivamente, ovvero compresi gli occupati in attività indirette e indotte, 3,56 milioni di unità di lavoro, pari al 14% dell’occupazionetotale nazionale. E senza parlare della ristorazione, altro elemento di valore per attirare i turisti internazionali nel nostro Paese. È bene ricordare questi dati che mettono il turismo ai primi posti della crescita dell’economia italiana e lo resterà per la particolare storia e bellezza di questo paese, ma il governo non sembra accorgersene minimamente.
“Il covid ha completamente spazzato via l’economia nazionale legata al turismo. Eppure il Recovery Plan destina solo 3,1 miliardi di euro a questo settore, l’1,58% dei 196 miliardi complessivi. Una cifra assolutamente insufficiente che denota una mancanza di strategia per il potenziamento e la valorizzazione di una risorsa che da sola produce il 13% del Pil nazionale. Come se non bastasse, in questi tre miliardi non c’è nulla per il mondo dell’accoglienza e della ristorazione che è completamente assente. – queste le affermazioni di Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, a commento delle prime bozze del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza in circolazione in queste ore - Se vogliamo difendere le posizioni erose da una concorrenza internazionale sempre più agguerrita, rafforzare e migliorare la nostra offerta turistica, dobbiamo investire sulla destagionalizzazione, integrando i differenti turismi che rendono unica l’Italia. Dalle città d’arte, al mare, alla montagna, all’enogastronomia, all’intrattenimento. Servono investimenti sul sistema dell'accoglienza e dell'ospitalità, che ha nella ristorazione e nei pubblici esercizi, diffusi e qualificati, un forte elemento di identità e attrattività”.