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Il turismo per salvare l’economia

03/11/2011

Il turismo per salvare l’economia
Agli inizi del secolo, solo dieci anni fa, la Cina era attorno al 70° posto nelle classifiche internazionali del turismo,ora è al terzo. E' questo il dato forse più eclatante che emerge da Turismonitor 2012, la pubblicazione del Touring Club Italiano presentata a fine ottobre presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino dal presidente Franco Iseppi.
La pubblicazione, realizzata con il contributo di Alitalia, è lo strumento di consultazione per gli operatori del settore che racchiude le statistiche più aggiornate del turismo mondiale: in questa edizione è particolarmente interessante leggere la serie storica delle vacanze degli italiani dagli anni Sessanta ad oggi che induce ad una riflessione su come siano cambiati i bisogni e non siano state soddisfatte molte aspettative, al punto che la vacanza oltreconfine da parte degli italiani, stando al rapporto, viene giudicata migliore in particolare per i prezzi.
Il dato confortante che emerge da Turismonitor, in questo periodo buio, è che il turismo mondiale e quello nazionale stanno rimettendosi in moto, con l’Europa che ritorna ad essere la destinazione preferita (+6,4% gli arrivi nel periodo gennaio - giugno 2011). La Francia, la Spagna e l’Italia sono tra le prime cinque destinazioni internazionali del 2010, con il nostro paese che è ormai quinto rispetto alle posizioni di comando di quindici anni orsono.
Al vertice della classifica si trova la Francia (76,8 milioni, stabile sul 2009), al secondo posto gli USA (59,8 milioni, in ripresa dell’8,8% sul 2009) mentre al terzo posto sale la Cina che, con 55,7 milioni di arrivi internazionali e un tasso di crescita del 9,4% sull’anno precedente, ha superato la Spagna (52,7 milioni e +1% sul 2009). Segue al quinto posto l’Italia (43,6 milioni e +0,9%). L’avanzata cinese è palese anche nella graduatoria dei paesi top spender dopo Germania (78,1 miliardi di dollari nel 2010) e USA (75,5 miliardi), con una spesa all’estero di quasi 55 miliardi di dollari, in crescita del 25,6% rispetto al 2009.
Anche l’Italia turistica si sta lentamente riprendendo: entro fine 2011 si stima che la spesa dei viaggiatori stranieri crescerà del 4-5% sul 2010, superando i 30 miliardi di euro. I segnali dell’estate 2011 ci dicono che è in lieve crescita la quota di connazionali che si sono concessi un periodo di vacanza (47%, era il 46% nel 2010) anche se il fattore crisi resta.
“I dati italiani per quanto riguarda l’incoming – ha affermato Franco Iseppi – pur lasciando intravedere segnali positivi, fanno tornare il Paese alle performance 2006 e ci ricordano che il cammino per la “normalità” è ancora lungo. Senza considerare che restano questioni strutturali che penalizzano il nostro turismo e che minano un sistema di 34.000 alberghi e oltre 110.000 strutture complementari che danno occupazione, insieme all’indotto, a 2,2 milioni di persone, incidendo sul PIL per l’8,6%.”
Da questa analisi appare chiaro il valore che il turismo riveste nell’economia del paese ed è da qui che occorre ripartire per ripensare la strategia complessiva dell’offerta, in una logica che, più che in ogni altro settore, deve vedere la collaborazione tra pubblico e privato. Impresa difficile se si guarda all’indice di fiducia che il pubblico e la politica riscontrano tra gli italiani. Ma il turismo è fatto anche di piccole cose, di azioni minime che si possono realizzare con la buona volontà, in ogni comune che ha questa vocazione e, in questo caso, contano ancora le persone: contano i sindaci e gli amministratori, contano gli imprenditori e gli abitanti. Ecco, partiamo da qui, dai comportamenti virtuosi delle piccole città italiane, dagli atteggiamenti di buona educazione, dal buon gusto, anche e soprattutto gastronomico, per riaffermare lo stile di vita italiano che ci invidiano in ogni parte del mondo.

Luigi Franchi
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