Marinetti, inventore del futurismo, con questo movimento in realtà inaugurò il totalitarismo, ideologia secondo cui ogni manifestazione umana risponde ad preciso dettato, che poi è applicato in ogni ambito, dalla politica alle arti, dalla letteratura, alla musica, dalla moda alla cucina.
Alla base del movimento vi è l’obiettivo di “épater le bourgeois”, cioè stupire il borghese, con ogni mezzo andando frequentemente oltre le righe. Caso tipico sono i momenti conviviali durante le manifestazioni futuriste dove il vino, dall’essere snobbato nei circoli e nei caffé e considerato una semplice comparsa come ingrediente del vermouth o di alcuni cocktail americani, diventa protagonista pressoché assoluto. Il Barolo, la Barbera, il Marsala e tante altre tipologie incarnano perfettamente lo spirito futurista che però, nella foga di stupire, scivola in un uso stridente di questa preziosa bevanda. L’esempio più eloquente emerge dal libro di Tommaso Marinetti “La cucina Futurista” che, nella ricetta di un drink denominato “Decisione”, che forse si sarebbe dovuto chiamare “folle decisione”, prevede l’ingrediente di barolo bollente insieme a vino chinato e rhum.
Meritevole è invece il rifiuto di prestiti linguistici, per cui bar è rigorosamente sostituito da “quisibeve”, cocktail diventa “polibibita”, il barman si diventa “il mescitore”, il sandwich il “traidue” il brandy l’”arzente”.
I polibibita comprendevano:
- Decisione: ¼ di vino chinato, ¼ di rhum, ¼ di Barolo bollente
- Giostra d’alcool: 2/4 di vino Barbera, ¼ di cedrata, ¼ di Campari
- Inventina: 1/3 d’Asti, 1/3 di liquore all’ananas, 1/3 di arancio
- Simultanea: 4/8 vernaccia, 3/8 vermouth, 1/8 acquavite
Quale barista se la sente di provarli?