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Il vino naturale

20/06/2022

Il vino naturale

La definizione vini naturali non esiste dal punto di vista legislativo e neppure rientra in un qualsiasi disciplinare di produzione come è uso fare per i vini a denominazione d’origine. 

Eppure è un fenomeno, pur sembrando una semplice moda, con una storia lunga visto che, nel 1907, 600.000 produttori di vino in Francia protestavano al grido di ‘Lunga vita al vino naturale’: un vino che viene prodotto esclusivamente da succo d'uva senza il ricorso a metodi di fabbricazione artificiale.

Del resto, proprio in Francia, dove il vino è da sempre una cosa seria, il Syndicat de Défense des Vins Nature a febbraio 2020 è riuscito ad avere riconosciuta ufficialmente dal governo la certificazione Vin méthode nature.

In questi anni si è assistito alla diffusione del fenomeno, con grandi sbagli iniziali da parte di alcune cantine che realizzavano vini puzzolenti, quasi imbevibili e che hanno dato al fenomeno una matrice sbagliata: quella di vini che erano così quasi per magia o per un rigore produttivo che teneva conto solo delle condizioni naturali del terreno e del clima.

Questo ha fatto si che le persone si dividessero in due grandi categorie: di chi considerava imbevibili questi vini, ricomprendendo indistintamente tutto, o di quelli che non accettavano neppure l’esistenza del termine.

Anni in cui le aziende che adottavano quelle tecniche naturali di produzione in maniera seria, scientifica, razionale dovettero stringere i denti, combattere contro usi e abusi della pratica, fare in modo che il loro sapere prendesse corpo poco a poco tra i consumatori.

Il vino naturale

Un sapere che tiene conto di un’attenzione nuova verso la terra, che non utilizza (molte volte per nulla, altre per il minimo indispensabile) pesticidi e insetticidi che entrano nel sistema della pianta, ne indeboliscono le difese e la forza generativa, dove in cantina non interviene nessuna componente chimico-fisica. 

Si può ottenere comunque un vino buono, ora lo sappiamo, anche così! Sono molte le cantine, in Italia, a spostare la produzione verso queste tecniche, che comprendono anche i vini cosiddetti biologici, oltre a quelli definiti biodinamici. 

Un vino buono deve possedere tre qualità essenziali che non si ottengono solo perché ha un certificato d’origine. Le tre qualità sono: restituire il suo luogo d’origine attraverso gusto e profumo; avere una sintonia con il cibo e di conseguenza una vocazione a servire la tavola; essere una bevanda digeribile e donare un senso di benessere a chi ne gode.

Queste caratteristiche le ha individuate, per tutti noi, Sandro Sangiorgi, l’editore di Porthos, rivista molto apprezzata del settore enoico. È grazie a lui che, anche in Italia, è arrivato un libro a fumetti – Gli ignoranti di Ètienne Davodeau – che offre a chiunque una visione dei vini naturali che libera da ogni dubbio o resistenza chi non vuole saperne.

Il vino naturale

Pensate a cosa può fare un fumetto!!

 

Degustare un vino naturale apre un mondo che cambia di continuo, che non si basa su un gusto preconfezionato come quelli che abbiamo vissuto in questi ultimi anni e di cui ora, in certi casi, non vogliamo neppure più sentirne parlare: ricordate il periodo d’oro dei vini barricati?

 

Per fare un buon vino, e per quello naturale è elemento essenziale, occorre la competenza prima di tutto. Il vino va fatto bene, va fatto cioè con sapienza, cura, competenza.

 

Ovviamente questo non significa che i vini convenzionali siano tutti da scartare, anzi. Esistono eccellenze in entrambi i casi, basta non avere fretta mentre li si apprezza. Ricordiamoci sempre che il vino è una cosa viva e nel bicchiere cambia se si degusta con calma, in una condizione di assoluta piacevolezza.

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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