Continua la corsa delle vendite alimentari con una crescita che, negli ultimi tre mesi, ha fatto segnare un +0,4% del valore. Ma è rispetto allo scorso anno che si registra un vero e proprio boom negli acquisti di cibi e bevande made in Italy, con un aumento del proprio valore pari al +2,3%. Lo afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat.
La variazione tendenziale positiva ha riguardato sia le vendite nella grande distribuzione, con incrementi significativi per supermercati (+2,3%) e soprattutto discount (+4,5%), sia le vendite all’interno dei negozi di piccole dimensioni dove, fatto del tutto nuovo, gli acquisti alimentari delle famiglie italiane sono cresciuti del 2,4% rispetto a giugno 2014.
Ora però diventa sempre più urgente che i dati positivi delle vendite al dettaglio siano trasferiti a monte della filiera agroalimentare. L’agricoltura, essendo per sua natura particolarmente vulnerabile ed esposta alle emergenze e alla volatilità dei mercati -spiega il presidente della Cia- è una delle attività economiche che sta incontrando particolari difficoltà per uscire dalla crisi. Mentre i valori delle vendite al consumo aumentano, i prezzi pagati agli agricoltori sono spesso insufficienti per remunerare i costi di produzione e i profitti si riducono drammaticamente.
Del resto anche i dati provvisori sull’inflazione che l’Istat ha diramato confermano tale tendenza. Gli incrementi tendenziali del mese di agosto di frutta (+4%) e verdura (+7%) non sono giustificati se paragonati ai prezzi pagati agli agricoltori, per i quali non sono mancate le difficoltà nella campagna estiva con costi produttivi in crescita e danni subiti a causa delle bizzarrie del clima.
Per garantire profitti sostenibili e incrementare la redditività degli imprenditori -conclude il presidente della Cia- è urgente mettere da parte gli interventi singoli e sporadici per passare a un progetto organico di azioni che coinvolga l’intero settore e tutte le filiere. Un piano che, attraverso la messa a sistema di strumenti nazionali ed europei, possa consentire agli agricoltori di programmare con più certezze e meno rischi il proprio futuro. A trarne beneficio sarebbe non solo l’agricoltura, ma l’intero Made in Italy e l’economia nazionale”.