La frase di De Gaulle che si chiedeva “come si può governare un paese che produce 400 formaggi” è rimasta negli annali delle citazioni, ma in Italia oggi sarebbe di gran lunga superata. Basti pensare ai 4.606 prodotti agroalimentari iscritti nell’Albo dei prodotti tradizionali delle Regioni pubblicato con decreto nella Gazzetta Ufficiale; oppure ai 227 prodotti DOP e IGP, o ai 504 vini a denominazione d’origine. Per non parlare dei prodotti De.Co. che stanno spopolando nelle delibere dei comuni di mezza Italia.
Una ricerca esasperata di identità che rischia di diventare controproducente anche per il fenomeno di turismo enogastronomico che sta tenendo in piedi le sorti più generali del turismo italiano.
Infatti il 35% degli italiani, secondo Swg, fa dipendere dal cibo il successo della vacanza che per essere perfetta non deve mai far mancare la degustazione delle specialità enogastronomiche locali.
Il rischio qual è?
Che chi si avventura alla ricerca di questi prodotti a volte rischia di restare con le tasche e la pancia vuota perché le produzioni sono troppo piccole o inesistenti, oppure restano nella memoria dei più anziani, ma non nel tessuto attuale del territorio.
Occorre fare chiarezza, creare una mappatura vera dei territori, offrire al turista indicazioni chiare sui prodotti, sui luoghi di produzione, su ciò che davvero esiste, resiste ed è parte integrante di un tessuto locale.
Senza timore di dire quali sono i luoghi e i prodotti che hanno davvero una storia! E a noi piacerebbe ospitare i suggerimenti e le esperienze dei nostri lettori.