Il bue grasso! E' un’evocazione, una tradizione, un amore indissolubile, un piacere per gli occhi e per la gola. Lo si celebra nei paesi del Piemonte quando arrivano i primi freddi: a Carrù, a Moncalvo, a Nizza Monferrato. Quando nei giorni delle fiere ad esso dedicate entra nelle piazze, maestoso, indifferente agli sguardi di ammirazione, non si può fare a meno di restare contagiati dall’atmosfera che si crea, dai gesti con cui il contadino si prende cura dell’animale.
Gesti perpetuati per un intero anno, nella stalla, nello spazio aperto che il bue grasso ha a disposizione, nella preparazione del pasto con cui viene nutrito: in prevalenza fieno maggieno, ovvero tagliato a maggio, integrato da una sorta di secondo piatto costituito da crusca e farinaccio di frumento che consentono di generare carni con marezzature finissime.
Poi, il giorno della fiera, questo animale di razza piemontese, con i suoi 4/5 anni di età e i suoi 12/14 quintali di peso, viene pettinato all’alba, con le forbici si scrive tracciandolo sul pelo il nome dell’allevatore, “incipriato” di farina per esaltarne la pelle bianca, caricato sul camion fino alle porte della città e portato all’esposizione dove dovrà fronteggiare i suoi coetanei per aggiudicarsi il palio di miglior bue grasso.
Tutto intorno l’intero paese è in festa, ci si sveglia all’alba, si sciama nei ristoranti e nei bar che preparano colazioni robuste, sostituendo il cappuccino con la trippa per togliersi di dosso il freddo inevitabile di un mattino di dicembre.
Non mancano né il cantastorie locale, né la banda, ogni angolo dei paesi si riempie all’inverosimile e il profumo inconfondibile è quello dei sette tagli del gran bollito che, di lì a qualche ora, verrà servito dai ristoratori: : testina, lingua, scaramella, muscolo, punta di petto, sottile e coda. Tutti rigorosamente da razze piemontesi e accompagnati da sette salse.
“Nei giorni della fiera arriviamo a fare quasi quattromila coperti, tutti piatti della cucina di casa che mia moglie, negli anni, ha imparato a portare a grandi dimensioni per soddisfare il palato dei nostri ospiti”, racconta Gianni Lubatti, patron dell’Osteria del borgo di Carrù, in provincia di Cuneo.
Qui la fiera risale al 1910, la idearono il comune e il Comizio Agrario del tempo, ma il mercato del bestiame risale al 1473 e si svolgeva ogni due settimane e il Duca Vittorio Amedeo I, con un decreto del 15 ottobre 1635, concesse alla comunità una fiera annuale.