Il 5 novembre dello scorso anno, presso la terrazza panoramica dell’Hotel Boscolo di Piazza Esedra a Roma, sono convenuti in tantissimi tra produttori, amici, giornalisti e semplici appassionati di vini del “Bicchierino” - come chiamavano tutti Giulio Gambelli - per ricordare la figura di un personaggio schivo e discreto, che tanto ha fatto per il Sangiovese e per il vino toscano, che non hanno voluto mancare per poterlo ricordare ad un anno della sua dipartita.
Un incontro che è stato voluto da Davide Bonucci (dell’Enoclub Siena) e da Carlo Macchi, giornalista e scrittore (a Giulio ha dedicato un libro per la serie I Semi di Veronelli: L’uomo che sa ascoltare il vino, ndr) all’interno di un programma di due giorni di convegni e degustazioni di vini di Montalcino, alla presenza dei produttori.
Nel pomeriggio si è svolta la “convention” per ricordare Giulio: la parola è andata a Carlo e quindi a Davide ma ben presto al microfono si sono avvicendati ben altre quindici persone da Chiara Barioffi a Giovanni Livi, da Martino Manetti a Federico Staderini e quindi a Giuseppe Gorelli, Andrea Gabbrielli, Maddalena Mazzeschi, Mirko Pioli, Paolo Salvi e anche chi scrive. In ognuno di quei interventi si è potuto cogliere l’umanità dell’Uomo Gambelli, in allocuzioni come: "in un mondo di nani lui era un gigante… un uomo al di fuori delle mode… un uomo dai lunghi silenzi e dalla memoria di ferro... con lui ci parlavamo con gli occhi… ha insegnato a fare il vino a chi non lo sapeva fare… ha fatto vini che avevano un’anima".
Un modo di rendere omaggio ad una persona non per ricordarlo ma per “storicizzare” le sue 68 vendemmie fatte tra Chianti, Nobile e Brunello. Due contributi filmati hanno poi illustrato il pensiero “gambelliano”, il primo su Enzo Tiezzi e il secondo su Mario Ciacci. Sei vini dove Gambelli aveva messo “il naso” sono stati degustati durante la rievocazione dei ricordi: Brunello Il Colle 2001, Montevertine 2006, Brunello Le Potazzine 2006, Bibbiano Vigna del Capannino 1993, Brunello Paradiso di Manfredi 2003 e Brunello Il Marroneto 1991. Inutile dire che uno era migliore dell’altro, anche per l’emozione di poterli assaggiare con Lui che ci guardava dall’alto. Una maniera semplice per ricordare un personaggio che tanto ha dato al mondo del vino, non un enologo, non un agronomo, ma una genialità nel campo delle conoscenze enoiche sia di campagna che di cantina. Interventi pacati, parole in libertà, assaggi di vini dove la mano di Giulio è stata fondamentale, confronti e ricordi della vita di quello che è stato “il semplice maestro” di moltissimi produttori di grandi vini rossi toscani.
Infine è stato ricordato che un premio dedicato a Lui si sarebbe ufficializzato nei primi mesi del nuovo anno. E così è stato. Carlo Macchi è stato di parola. Almeno da quanto il web ha riportato: infatti sul sito http://www.winesurf.it/index.php?file=onenews&form_id_notizia=1622 si legge che "domenica 20 gennaio 2013 si è svolta la degustazione finale per stabilire quale sarà il giovane enologo sotto i 35 anni che vincerà la prima edizione del Premio Giulio Gambelli.
Nella sede di Winesurf si sono ritrovati Stefano Tesi, Roberto Giuliani, Kyle Phillips, Carlo Macchi, Francesca Pinochi, Paolo Valdastri, Marco Gemelli, Andrea Gori a Aldo Fiordelli (assente giustificato Luciano Pignataro vittima di un dentista ottimista) per degustare i 74 vini di 19 giovani enologi. La degustazione, ritmata dal perfetto servizio dei Sommelier dell’AIS Valdelsa, è iniziata alle 9.30 ed è terminata attorno alle 13.30. Al termine un meritato e ottimo pranzo nello storico ristorante Alcide a Poggibonsi, famoso per il suo cacciucco (e non solo) e poi il pomeriggio è stato dedicato allo scrutinio delle schede. E’ stato così stabilito che il primo Premio Nazionale Giulio Gambelli è stato vinto da... vi piacerebbe saperlo? Avete solo da aspettare la proclamazione del 19 di febbraio durante l’anteprima del Chianti Classico. Intanto, nel frattempo, eccovi i nomi degli enologi partecipanti alla fase finale del premio: Claudia Galterio, Matteo Bertè, Mattia Filippi, Luca Faccenda, Erik Dogliotti, Fabio Rossi, Elena Fucci, Paula Cook, Sieghard Vaja, Rocco Vallorani, Arianna Occhipinti, Marta Rinaldi, Dino Dini, Angelo Molisani, Francesco Bordini, Fabrizio Torchio, Gabiele Gadenz, Davide Fasolini e Cristiano Garella”.
Qualcosa come dire dal… Manzanare al Reno, avendo aperto il premio a tutta l’Italia enologica. Nulla da eccepire sui nomi e sui giovani talenti della nuova enologia ma, a mio dire, e posso anche sbagliare, sarebbe stato preferibile limitare il premio alla sola Toscana, perché si sarebbe premiato di certo un bravo giovane impegnato sul “sangiovese Gambelliano”, un vino dalle qualità riconoscibili come riconoscibili erano i vini che il “Giulio” ci offriva, anche se in alcuni momenti dei suoi ultimi mesi con noi non disdegnava di parlare di qualche buon vino passato nel legno della zona dell’Orcia. Solo 5 anni fa, per lui, era un’eresia pensare ad un vino da… falegname.
Ti pensiamo e ci facciamo un “bicchierino di quello bono” anche per te, caro Giulio, che ci manchi tanto.
Rocco Lettieri