Non sempre il termine “cibo da galera” ha un’accezione negativa, c’è un caso in cui rappresenta qualcosa di completamente diverso. Un caso in cui la particolarità della situazione va a braccetto con la bontà dell’idea in modo direttamente proporzionale.
Aperto da ottobre 2015, il ristorante
InGalera riserva un’esperienza unica e inaspettata. Situato all’interno del carcere di Bollate, è nato dalla volontà di portare avanti un progetto di integrazione e inclusione sociale rivolto ai detenuti, dare loro la possibilità di apprendere la cultura del lavoro. Ecco, oggi questa realtà è riuscita ad abbattere, almeno in parte, i pregiudizi legati alla capacità dei pregiudicati di sapersi riscattare.
La brigata, composta da carcerati, è seguita da uno chef e da un maitre professionisti che dirigono la cucina e danno l’impronta che contraddistingue il ristorante, quella di una scelta culinaria curata e raffinata. Non a caso, “InGalera” viene definito “Il ristorante del carcere più stellato d’Italia” e, sempre non a caso, i piatti del menù sono stati più che promossi da uno chef del calibro di
Carlo Cracco.
Proposte di terra e di mare che raccontano, con semplicità ed eleganza creativa, ingredienti accuratamente scelti e lavorati con maestria. Perché i detenuti, che qui si destreggiano come camerieri, aiuto cuochi e lavapiatti, secondo quanto dettato dall’articolo 21 che permette di svolgere attività controllate al di fuori delle mura della prigione, vengono istruiti e formati attraverso corsi di cucina e gestione della sala. Ogni aspetto è curato nei dettagli e anche la location, minimal ma accogliente, risulta piacevole e in linea con la filosofia del progetto: guardare la sostanza delle cose e ciò che trasmettono.