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Intervista a Federico Grom e Guido Martinetti

22/06/2011

Intervista a Federico Grom e Guido Martinetti
Intervista a Federico Grom e Guido Martinetti
MAD: Qual è l'idea Mad! su cui avete basato la costruzione della vostra impresa?

GUIDO MARTINETTI: L'idea Mad è stata quella di fare dei passi indietro, provare a gestire al meglio l'agricoltura, personalmente o attraverso i nostri fornitori, per avere le migliori materie prima con cui fare un gelato che avesse un gusto pulito, semplice, che portasse in qualche modo ad antiche memorie.
Gestirlo senza additivi, quindi con il bancone a pozzetti e non con le vaschette: all'inizio tutti pensavano fossimo veramente Mad, oggi forse un po' meno, ma fare un'agricoltura veramente di qualità, coltivare ad esempio le fragole così, in campo aperto piuttosto che in serra, rimane molto, molto Mad!
I nostri nonni erano davvero bravi e in questo senso c'è solo da imparare da loro.

MAD: Ci vuoi raccontare qual è stata la scintilla che ha fatto nascere l'idea?

FEDERICO GROM: La scintilla? Da una parte la curiosità, dall'altra la golosità di entrambi, condita dalla fortuna di avere uno spirito comune, un modo di vivere comune con competenze diverse. Questa forse è la scintilla, il piccolo segreto: una grande amicizia condita da una grande passione e determinazione.

MAD: Quali sono le difficoltà che avete riscontrato nel fare impresa in Italia?

GUIDO MARTINETTI: (ridono) Molte, ma andiamo con ordine! La difficoltà che personalmente mi ha amareggiato di più, e credo di condividere con Federico questo pensiero, è stata l’atteggiamento del fisco nei nostri confronti: da sempre abbiamo investito tutto per far crescere l'azienda, questo ha creato posti di lavoro, ha coinvolto persone.
All'inizio siamo partiti in 3 e adesso saremo circa 500 in soli 8 anni di attività. E' un peccato che la pressione fiscale, per chi le tasse le paga come imprenditore onesto, sia così pazzesca, così forte. In più, aggiungerei il fatto che il diritto del lavoro, delle volte, tutela eccessivamente delle persone che magari non sono così capaci e, nel momento in cui queste persone assumono dei lavori di responsabilità e purtroppo non si dimostrano così brillanti, fa in modo che non si possa tornare indietro rispetto alle scelte iniziali, penalizzando in primo luogo i dipendenti che lavorano sotto di loro.
Quindi, se l’imprenditore si accorgesse di aver sbagliato nell’assegnare le responsabilità, e volesse sostituire colui che aveva nominato capo con il suo secondo, questo sistema gli impedisce di tornare sui suoi passi: un peccato non solo dal punto di vista dell'imprenditore, ma anche dal punto di vista dei lavoratori stessi.

FEDERICO GROM: Ci sono poi dei problemi strutturali che sono ancora più incredibili, che ci hanno messo in difficoltà spesso. Il più semplice, ma il più pazzesco: avere l'energia elettrica in un nuovo contesto imprenditoriale.
E' successo, più volte in passato, di aprire un'attività, un nuovo negozio, richiedere l'energia elettrica con i dovuti tempi e non riceverla se non con mesi e mesi di ritardo.
Questo ovviamente ha comportato un mancato guadagno, ma anche, per esempio, 2 o 3 mesi di lavoro in meno per tante persone senza impiego.
A me questa pare un'inefficienza del Paese che ci portiamo dietro e ci porteremo dietro, molto più grave rispetto a competitor internazionali, penso alla Cina, penso a Paesi non più in via di sviluppo, ma ormai sviluppati dove c'è un costo di lavoro sì più basso, ma dotati di un'efficienza tecnica che l'Italia non ha.

MAD: Perché nonostante le difficoltà avete deciso comunque di restare in italia?

GUIDO MARTINETTI: Abbiamo deciso di restare in Italia perché in Italia stiamo bene come individui e come esseri umani.
Prima di tutto io e Federico siamo dei golosi: ogni volta che andiamo in giro per le trattorie italiane, e viaggiamo tanto, cerchiamo sempre di scoprire le realtà locali anche dal punto di vista del cibo.
L'Italia è anche il posto dove come imprenditori compriamo le nostre materie prime, dai mandarini di Palermo alle mele in Alto Adige, quindi abbiamo l'opportunità di conoscere tante figure agricole straordinarie.
Da un punto di vista culturale non siamo, come noto, secondi a nessuno e gli italiani fondamentalmente sono creativi e simpatici, magari non perfettamente ordinati come popolo, ma questo ci viene dalla nostra
cultura.
E forse un pezzettino piccolo delle risposte sul perché restiamo in Italia ci viene da questo ambiente magico di aperta campagna dove male non sto, non so tu Federico?!

FEDERICO GROM: Io non mi sposterei da Torino, sono ormai talmente affezionato alla terra in cui vivo, ma questa consapevolezza mi è arrivata viaggiando. Molto spesso gli italiani sono esterofili, pensano che l'estero sia sempre meglio.
Devo dire che da un punto di vista burocratico e politico, ancora di più oggi, la risposta è semplice ed è un sola: certamente sì all'estero si sta meglio, ma nel momento in cui uno conosce lo stile di vita che c'è fuori dai confini, apprezza via via sempre più quello che di bello abbiamo qua.
Abbiamo il bello e il buono, da un punto di vista estetico e culturale e da un punto di vista umano: la popolazione italiana è ricca di tantissimi aspetti fantastici.

MAD: Quali sono i risultati numerici e di soddisfazione personale che avete ottenuto in questi anni?

FEDERICO GROM: Il risultato numerico più bello credo che sia legato alla gestione degli animi umani, alla gestione delle persone che ci circondano e che sono la vera ricchezza dell'azienda. Essere partiti in un contesto in cui la disoccupazione è via via aumentata in questi anni, in un contesto in cui l'occupazione giovanile è una grande criticità del mondo di oggi, in un contesto in cui l'occupazione femminile è anch'essa una delle criticità del futuro, ci ritroviamo dopo soli 8 anni ad avere circa 500 collaboratori straordinari, e non li ho chiamati dipendenti perché siamo noi 2 dipendenti da loro, in alta percentuale giovani e in grande percentuale donne.
Credo che sia la soddisfazione numerica più grande, molto più che i numeri puri economici.

GUIDO MARTINETTI: Direi che forse la più grande soddisfazione sono due sorrisi: quello dei nostri collaboratori che, quando ci vedono arrivare in un negozio, al posto che sorridere terrorizzati perché hanno paura di essere controllati, sorridono perché, io penso, hanno la sensazione di poter parlare con un amico ed è questo il piano sul quale ci vogliamo mettere, un confronto sincero.
E poi quello di un bambino che quando mangia un nostro gelato, per istinto credo, prova piacere e sorride contento e soddisfatto.

MAD: Perché parlate di ossessione per l'eccellenza?

GUIDO MARTINETTI: Io credo che sia comune a molti imprenditori, l'accezione positiva della parola ossessione, quindi il desiderio fortissimo e profondo di voler ottenere un certo risultato. Noi sappiamo che, a monte, ciò che ci anima nel più profondo come imprenditori è quello di ottenere una situazione impresa, anche nel senso romantico della parola impresa, di eccellenza.
Questo passa attraverso un'idea fissa, costante, che ci anima in ogni attimo della nostra vita, da svegli e spesso anche da addormentati!
Quindi, per eccellenza si intende non solo la qualità delle fragole che coltiviamo a Mura Mura o le nocciole e la ricotta di pecora che compriamo, ma anche eccellenza nel senso del comportamento civile come cittadini: avere dipendenti in regola, battere gli scontrini, avere un atteggiamento nei confronti dell'ambiente che sia da persone responsabili e mature come cittadini.
Questo è certamente il principio che condividiamo con forza ed è un po' quello che anima la nostra amicizia da un lato e la nostra impresa dall'altro.

FEDERICO GROM: Aggiungerei che ossessione per l'eccellenza vuol dire anche che le grandi e le piccole imprese, e la nostra è certamente piccolissima, partono da una visione strategica generale dove poi l'attenzione al dettaglio, alla cosa più piccola porta a rendere grande l'idea.
Devi essere ossessionato per guardare ogni singolo dettaglio e, nel nostro caso, grazie a Dio siamo in due!
Perché io da solo non sarei stato certamente sufficiente, da una parte ossessionato dai dettagli e dall'altra ossessionato nel raggiungimento degli obiettivi.
La fase difficile è fissarli: diventa poi facile nel momento in cui uno ha un'ossessione, alzarsi tutte le mattine presto e correre il più velocemente possibile verso la meta fino alla sera tardi.
Nel nostro caso la nostra amicizia e il connubio tra due persone che hanno lo stesso modo di vivere è il vero segreto: tutti e due ci alziamo la mattina e iniziamo a correre veloce e lo facciamo tutti e due fino alla sera e non ci domandiamo l'uno dov'è l'altro, dando per scontato che l'altro corre sempre quanto te, se non di più, quindi in qualche modo è uno stimolo.
Come due atleti che corrono la maratona insieme: nei momenti di stanchezza c'è quello che sta meglio che trascina l'altro; nel corso di una maratona, che è una lunga corsa, 42 km, ci si alterna, c'è sempre qualcuno che si mette davanti, copre l'aria di quello dietro che si riposa un attimino e dopo un po' l'altro si mette di fronte.
Così nel ciclismo, così nella corsa, così per noi, tutti i giorni nella nostra vita imprenditoriale.

MAD: Si può essere soci e amici contemporaneamente?

FEDERICO GROM: Nel nostro caso sì, ce lo siamo detti più volte. Non solo: il fatto di essere soci ci ha reso molto più amici di prima.
Dico spesso che il tutto è condito da un'attività che va bene, quindi è un'amicizia corroborata dai risultati.
Però si è rafforzata in questi anni. Dovessero arrivare dei momenti difficili, siamo anche pronti ad affrontarli, perché ormai ci sono radici talmente profonde nel terreno che anche una tempesta difficilmente potrà smuovere questo albero fatto da due anime che si sono intrecciate negli anni.

GUIDO MARTINETTI: Certo è che questo dipende anche molto dall'educazione che abbiamo ricevuto, ed è analoga. Io sento moltissimo il senso di responsabilità, non solo nei confronti dei miei collaboratori, ma anche nei confronti di Federico, e credo che lo stesso sia per lui.
Stando molto tempo insieme e avendo questo desiderio comune, per tornare a una metafora, credo che sia un po' come ballare insieme. In certi momenti porta più uno, in certi momenti porta più un altro, ma entrambi devono sempre stare attenti a non pestare in qualche modo i piedi dell’altro.
Quando poi ci sono tante ore di lavoro insieme, tanti momenti professionali condivisi, ma anche extraprofessionali, ovviamente viene più facile stare bene insieme, perché conosci bene l'animo della persona che hai davanti. Nel momento stesso in cui c’è rispetto,è ovvio che tu non possa pensare solo a te stesso.

MAD: Come può un'azienda italiana oggi dialogare con i mercati internazionali?

GUIDO MARTINETTI: Per me parte tutto da quel concetto di ossessione per l'eccellenza sopracitato. Il dialogo si basa sulla serietà, cioè sull'essere professionisti seri, profondi, preparati.
Abbiamo la fortuna di operare in un mercato come quello del food che viene considerata un'eccellenza italiana, ancor più nel mercato del gelato, percepito da tutti nel mondo come prodotto tipico italiano: questo certamente ci avvantaggia.
Certo è che l'ossessione per l'eccellenza parte dalle materie prime dell'agricoltura e abbraccia
l'organizzazione aziendale, altrettanto importante: è imprescindibile la qualità morale di ogni singolo individuo, tanto più se ha delle responsabilità, e penso a tutta una serie di dirigenti di prima linea che ci rappresentano.
Per noi è fondamentale essere capaci di fare con attenzione e profondità il proprio mestiere, senza lasciare spazio all'eccessiva improvvisazione,cosa che accade troppo spesso in Italia, a causa della mancanza di informazione, di conoscenza, di cultura specifica: un problema che teniamo sempre in considerazione, perché può penalizzarci seriamente.
Quindi direi che ci vuole un mix tra il genio italico, la vena creativa che abbiamo nel DNA come italiani, ed il rispetto più attento delle regole. Sono convinto che anche dal punto di vista sociale, se tutti avessimo la volontà di rispettare un po' di più le regole, la qualità della nostra vita come popolo aumenterebbe ulteriormente: su questo dobbiamo migliorare tanto, mentre creatività e fantasia non ci mancano di sicuro.

FEDERICO GROM: Condivido tutto e cito una parola che Guido ha detto: rispetto.
Certamente quando un'azienda si internazionalizza è necessario che abbia rispetto della cultura che va ad incontrare. Per avere rispetto innanzitutto bisogna avere conoscenza, quindi conoscere la cultura specifica della cultura straniera, apprendere gli usi e le abitudini locali, evitando di cadere nell’errore, vista la forza del brand Italia, di voler imporre abitudini italiane.
Per esempio,penso al consumo di gelato in Giappone, dove certamente l’uso del cono non fa parte degli usi e costumi locali: conoscere i costumi ti porta ad approcciare il mercato in modo più consapevole.
Parlo dunque di un rispetto a 360 gradi: rispetto delle regole, rispetto delle culture, rispetto del ruolo dell'impresa, rispetto delle persone, dei collaboratori. Questo è certamente uno dei pilastri su cui ogni azienda si dovrebbe basare.

MAD: Voi avete costruito la vostra attività partendo dal gusto. Quali sono secondo voi i gusti che
rappresentano meglio l'Italia?

GUIDO MARTINETTI: È noto che l’Italia abbia esportato alcuni prodotti che principalmente non erano presenti altrove, quindi si sono consolidati come italiani; le grandi banalità sono la pasta e la pizza.
In realtà, proprio perché l'Italia è una nazione che basa la propria storia sulla presenza di tanti popoli diversi, abbiamo la fortuna di poter disporre di un bagaglio culturale dal punto di vista alimentare e del gusto straordinario, che ci porta dalle preparazioni piccanti della Calabria agli agrumi della Sicilia, in un viaggio fantastico, sterminato, che tocca, in ogni luogo, in ogni provincia, ma spesso in ogni cittadina, delle tradizioni locali eccellenti.
Faccio fatica a sceglierne una ma, come piemontese, non posso non citare, da un punto di vista folcloristico, la bagnacauda: un piatto poverissimo,facilmente conservabile, abbastanza energetico e molto gustoso. A ben vedere, la tradizione della nostra agricoltura, delle nostre preparazioni locali, tende ad avere sempre piatti poveri, facilmente conservabili, dai gusti significativi. Ce ne sono mille altri: da non dimenticare la polenta che ha salvato fior di generazioni, anche se a qualcuno purtroppo ha regalato la pellagra.
La tradizione casearia è notevole: siamo reduci dal Cilento, dove siamo andati a cercare dei fichi, e abbiamo trovato non solo dei fichi, ma anche delle mozzarelle di bufala eccezionali, e chi più ne ha più ne metta!
L'Italia, proprio perché è abitata da un popolo così eterogeneo nella sua costituzione, nella sua tradizione, nella sua storia, ha certamente un handicap, cioè il rispetto della regola comune; ma l’altra faccia della stessa medaglia è quella di avere tradizioni molto radicate e straordinarie, le più diverse, e questo è un'opportunità eccezionale anche per noi che facciamo gelato e che cerchiamo sempre di interpretare.
Il gusto del mese di Maggio, sulla scia della Pasqua, è la pastiera napoletana, un gelato che facciamo con del grano, i canditi, la ricotta di pecora. Poter creare un gusto del genere lo consideriamo un'opportunità che solo l’Italia può darci…Infatti, la pastiera bostoniana non mi sembra che esista!"

FEDERICO GROM: Poi è evidente che tutto questo è condito con il gusto del bello, che è un'eredità importantissima, forse la più importante che portiamo dietro dal Rinascimento e che dovremmo coltivare molto di più per il futuro dell'Italia, visto che ce l'abbiamo dentro tutti noi italiani. Nel nostro piccolo speriamo che nei nostri negozi all'estero si respiri un poco di questo gusto del bello e un'eleganza non troppo ostentata, tipica delle vecchie caffetterie torinesi, piemontesi, di Trieste, di fine Ottocento.
Quello che invece abbiamo dentro e che altrettanto ci piacerebbe esportare è il gusto del sorriso.
Sorriso che ogni persona che entra dentro una gelateria cerca, che magari trova assaggiando il gelato, ma che noi vorremmo regalare con delle persone sorridenti e felici di fare un lavoro, quello che noi abbiamo definito conisti, storpiando il termine barista, ma che ci piaceva tanto, fa molto internazionale!
E un bel sorriso alla fine è un gusto e un condimento della vita che è indispensabile, che ci porta ad
affrontare sempre meglio la giornata; poi spesso un sorriso regalato è un sorriso ricevuto e questo è quello che cerchiamo di insegnare.

MAD: Perché vi sentite Mad in Italy?

GUIDO MARTINETTI: Personalmente, ma so di condividere con Federico questo atteggiamento, mi sento Mad perché rispettiamo sempre le regole. C'è da mettere il tabellone degli ingredienti? Lo mettiamo precisamente. C'è da avere i dipendenti in regola dal primo giorno? Lo facciamo.
Ci propongono di mettere la sede della società in Lussemburgo? Non lo facciamo.
In realtà si tratterebbe di un comportamento normalissimo, ma in un contesto sociale che ha tante distorsioni, dove molti predicano bene ma razzolano male, purtroppo non lo è. Io mi sento di dire che cerchiamo di essere banalmente dei bravi cittadini, cerchiamo di predicare bene e razzolare altrettanto bene.
L’elemento incredibile è costituto in sè per sè dal fatto che una persona si comporta in modo normale e rispettoso delle regole come imprenditore e che questo, per assurdo, diventi Mad!
Prima guardavamo il letame a maturare, oggi è Mad! perché è più facile usare i concimi di sintesi ed è infinitamente più economico; se lo dicessi a mio nonno si metterebbe a ridere perché direbbe che sei mad! solo a pensarlo o a dirlo!
Quindi vogliamo il rispetto di alcune regole, della nostra società, del nostro vivere civile, un comportamento che fa parte di un'educazione anche dal punto di vista agricolo del cibo, del rispetto della tradizione, in contrasto con una cattiva evoluzione avvenuta nel secondo dopoguerra, nel Sessanta - Settanta, che ci ha portato indietro come civiltà.
Il nostro essere Mad! è quello di tornare indietro coi tempi, che si parli di letame o che si parli di educazione e di rispetto delle regole.

FEDERICO GROM: Nel nostro caso Mad! è stato anche il fatto di creare un'impresa basata sull'ignoranza specifica, nel senso che nè io né Guido sapevamo fare il gelato, o gestire un negozio, non sapevamo gestire un processo all'interno di un punto vendita food retail.
Abbiamo applicato delle conoscenze diverse, tante o poche che fossero, con molta determinazione ad un settore che non conoscevamo. E' uno di quegli esempi in cui l'ignoranza crea motore per l'innovazione.
Questo credo che sia stato parte della nostra follia imprenditoriale iniziale: essere convinti fin da subito di saper fare qualcosa che non sapevamo fare.
Più di un pizzico, una bella manciata di follia c'è certamente stata!
In un mondo sempre più impegnato a guardare al futuro, Federico Grom e Guido Martinetti hanno deciso di fare un tuffo nel passato per farci provare il gusto genuino di un gelato fatto con materie prime di qualità assoluta, coltivate e lavorate come oggi ormai nessuno fa più. E da Roma a Tokyo, da Parigi a New York, il gelato è tornato ad essere quello di una volta.
Questa è solo una delle tante storie di imprenditori "Mad" che fanno grande l'Italia grazie alla forza delle loro idee.
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