Si fa sempre
più preoccupante la situazione del comparto ristorativo in Italia ma non
dobbiamo dimenticare che, a questo settore, è collegata un’intera filiera –
dall’agricoltura all’industria di trasformazione alla distribuzione – che, in
molti casi (vedi quello dei codici ATECO dei distributori) non sono neppure
stati presi in considerazione dai ristori. I problemi delle aziende alimentari
che lavorano prevalentemente con l’Horeca, poi, non vengono neppure affrontati
convinti che il settore alimentare non abbia risentito della crisi. Questo è
l’esempio di come, molto spesso, si ragioni per macrocategorie in un paese
dove, invece, è la piccola e media impresa, con le sue specificità, a garantire
l’economia. Ne parliamo con un imprenditore che ha sviluppato, in pochi
anni, un’azienda di grande successo nel settore dell’agroindustria rivolto alla
ristorazione: Romolo Verga, sales & marketing manager della valtellinese
Demetra Food.
In questi mesi si è sempre detto che il settore alimentare non ha subito
molti contraccolpi dalla crisi pandemica perché la grande distribuzione ha
salvato l’industria alimentare; questo è vero solo in parte perché c’è una
conformazione del settore più complessa di quella che appare, con aziende
specializzate nel fornire il canale Horeca che, per organizzarsi verso la
grande distribuzione dovrebbero apportare modifiche profonde nella propria
struttura, sia sul piano logistico che su quello dei prodotti. E queste aziende
hanno sofferto molto le chiusure dei ristoranti e delle pizzerie. Come si
possono spiegare diversificazioni e quali misure servono per fronteggiare il
periodo?
“I contraccolpi innescati dalla pandemia sono stati notevoli per tutta
l’industria alimentare; in particolare sul conto economico del Food&Bevarge
pesa il sostanziale blocco del canale Horeca, i cui consumi valgono quasi il
35% del mercato totale. La flessione del nostro comparto non è sicuramente
stata compensata dalla crescita nel canale del dettaglio nazionale, visto anche
il calo netto delle esportazioni. È emersa chiaramente la scarsa conoscenza a
tutti i livelli, dalle istituzioni alle associazioni territoriali, della
filiera Horeca: la chiusura di bar, pizzerie e ristoranti è stata ricondotta a
un problema esclusivo dei gestori di tali attività, senza comprendere che alle
loro spalle vi sono aziende specializzate nella distribuzione e nella
produzione che occupano decine di migliaia di lavoratori e che non possono modificare
istantaneamente la struttura del proprio business. Non è facile identificare le
soluzioni, ma sono convinto che sia necessario passare dalla logica dei
provvedimenti “a pioggia” a quelli specifici e mirati per ogni singolo comparto”.