Il nuovo presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) è Alessandro Triantafyllidis, il quale ha presentato l’agenda politica dei prossimi tre anni, in continuità con il lavoro del predecessore, Andrea Ferrante: “Il punto fermo dal quale partiamo - ha dichiarato il neoeletto - è la concezione del biologico che caratterizza l’Aiab, ossia il biologico come modello di sviluppo. Per essere ancora più espliciti, non promuoviamo solo la produzione di cibo, ma la biodiversità e al sicurezza alimentare, lo sviluppo del territorio, la produzione di innovazione, la tutela dei beni comuni e la qualità del lavoro”.
Il nuovo presidente ha un curriculum internazionale di tutto rispetto, oltre a una presenza sul campo decennale: dopo un master a Edimburgo in gestione delle risorse naturali, Triantafyllidis, di formazione agronomo, ha convertito al biologico la sua azienda di Varese Ligure, la Gumo, specializzandosi nell’offerta agrituristica.
In seguito, è stato eletto presidente dell’associazione regionale ligure nel 2002, vice-presidente di rappresentanza presso il gruppo Ifoam Eu, e responsabile dell’area internazionale Aiab dal 2004. Nel congresso federale sarà affiancato dai vicepresidenti Salvatore Basile, Cristina Micheloni, Caterina Santori e da Lorenzo Vinci (quest’ultimo, già nel cda di Altreconomia).
Tra gli altri obiettivi che l’associazione perseguirà, il presidente ha elencato: “Vogliamo cambiare i rapporti nella filiera alimentare per dare un maggiore peso ai produttori di cibo, sviluppare quindi sistemi alternativi di distribuzione e cambiare il rapporto tra produttori e cittadini/consumatori. Prioritario anche far evolvere in meglio il sistema di certificazione che resta uno strumento fondamentale per il biologico, ma che oggi mostra tutti i suoi limiti e le sue rigidità. Su questo fronte gli obiettivi sono introdurre la certificazione di gruppo e sperimentare i sistemi partecipativi di garanzia per rendere il processo di certificazione inclusivo e non esclusivo come purtroppo si sta rivelando ad oggi. Inoltre, e i drammatici dati del 6° Censimento generale dell’agricoltura lo confermano, è imprescindibile agevolare l’accesso di giovani, ma non solo, alla terra e all’attività agricola. Infine, pensando a lungo termine, dobbiamo darci anche l’obiettivo di far tornare a crescere il biologico anche a livello produttivo. Un traguardo ambizioso, ma realistico, è arrivare al 2020 con 2 milioni di ettari coltivati in bio in Italia”.
Per il nuovo presidente di Aiab è prioritario anche mantenere un orizzonte europeo e porsi le seguenti priorità: “Cambiare la Pac, influire sulla riforma della Politica agricola comune, fare lobby sull’Europa per arrivare ad una riforma reale. Sinora abbiamo ottenuto alcuni risultati per la Pac post 2013, come l’esplicito riconoscimento dell’agricoltura biologica sia nel primo che nel secondo Pilastro, ma non siamo ancora arrivati alla riforma che vogliamo e l’attuale bozza si caratterizza soprattutto come un’operazione di mero greenwashing. Ma siccome la partita si sposterà presto a livello nazionale e regionale per la scrittura dei Piani di sviluppo rurale, le Aiab, sia regionali che federale, devono farsi trovare pronte. Importante anche mantenere l’alto grado di visibilità e apprezzamento che abbiamo all’estero, in particolare sia in Ifoam che in via Campesina”.