In Italia esistono circa 500 varietà coltivate di uve autoctone, che salgono a più di mille se si considerano i cloni che da queste sono stati generati, ma non basta; secondo produttori e appassionati il numero potrebbe addirittura raddoppiare, se si considerassero tutti quegli esemplari unici che l’Italia tiene ancora “chiusi in un cassetto” e che aspettano solo di essere riscoperti e valorizzati.
Solo questa sintetica statistica sarebbe sufficiente per dar vita ad un salone come
Autochtona, nei padiglioni di Fiera Bolzano il 24 e 25 ottobre; un appuntamento, giunto alla sua tredicesima edizione ed ospitato, come d’abitudine, all’interno della
40esima edizione di Hotel, appuntamento fieristico internazionale e punto di riferimento per hotellerie e ristorazione.
Si attendono oltre 100 produttori vinicoli provenienti da 16 differenti regioni d’Italia che porteranno all’attenzione lo straordinario patrimonio di vitigni autoctoni italiani, paese primo al mondo per biodiversità.
Saranno tante infatti le varietà sconosciute al pubblico, come il Semidano, proveniente dalla Sardegna e quasi completamente sterminato dal flagello della fillossera a inizio ‘900; oppure l’Invernenga, antica varietà bresciana a bacca bianca il cui nome deriverebbe dall’uso di conservare “d’inverno” gli acini d’uva; o ancora rarissimi vini provenienti delle alpi orientali con nomi dialettali ed esotici come Sciaglin, Ucelùt, Cjanòrie o Forgiarin.
Presenzieranno ad Autochtona anche due uve dell’Emilia-Romagna di recente riscoperta
, il Centesimino e l’Uva del Tundé, varietà a bacca rossa del ravennate che è stata riportata in auge grazie al progetto ‘Vitigni Minori’ coordinato dall’Università di Bologna, indagine che pochi anni fa permise di identificare ben dieci biotipi che erano andati persi.
Ma non è detto che le uve autoctone implementate siano destinate a produrre vini di nicchia. È accaduto che viticoltori e Consorzi siano riusciti non solo a salvaguardare la produzione, ma anche a raggiungere il successo commerciale sperato traghettando le proprie etichette ben oltre il consumo locale. Un caso emblematico è quello del Timorasso, autoctono piemontese che sarà presente alla manifestazione. Sui Colli Tortonesi, l’impegno profuso da produttori illuminati nel dare un vino irriproducibile ha avuto un effetto dirompente. “Cercate un vino all’avanguardia e alla moda? Accettate il mio consiglio e dirigetevi verso il Timorasso”, sono le parole della guru mondiale del vino Jancis Robinson, niente meno che sul Financial Times.
Secondo il giornalista
Pierluigi Gorgoni, coordinatore del concorso
“Autoctoni che passione!” che chiuderà la manifestazione, “la biodiversità vinicola italiana per qualche tempo è rimasta nell'ombra dei modelli più ‘global’, anche a causa delle sue produzioni più ridotte e sparute. In questi ultimi anni, invece, assistiamo ad un ribaltamento dell’interesse dei consumatori, sempre più orientati e curiosi verso i vini da vitigni ‘rari’. In questa direzione, nessuna altra manifestazione quanto Autochtona sa offrire all’appassionato uno spaccato tanto vario e puntuale".
È per premiare l’indomabilità dei vini autoctoni e dei loro inventori che anche quest’anno, infine, saranno conferiti gli
‘Autochtona Award’: una giuria di wine journalist ed esperti di settore sia italiani che stranieri degusterà alla cieca i vini presenti alla manifestazione e premierà i migliori interpreti per ciascuna categoria, la punta di diamante del contest sarà il ‘Premio Speciale Terroir’.
Per saperne di più:
www.autochtona.it