Cerca

Premi INVIO per cercare o ESC per uscire

La Blonde d’Aquitaine

31/03/2023

La Blonde d’Aquitaine

Chi conosce la razza bovina Blonde d’Aquitaine? In molti pensiamo, dal momento che è stata oggetto di una campagna d’informazione finanziata dall’Unione Europea con la misura 1144 negli ultimi tre anni.

In ogni caso repetita iuvant e, per questo, abbiamo assistito con grande interesse alla conferenza stampa che i Consorzi Carni Qualità del Piemonte e Sigillo Italiano hanno organizzato a Cibus Connecting.

 

Perché due consorzi italiani parlano di una razza francese? Perché si dovrebbe sempre fare così per cominciare a considerarci tutti europei, è la prima risposta!

 

Perché la Blonde d’Aquitaine, dopo aver pascolato libera tra il vento e le erbe dei Pirenei viene trasferita, all’incirca intorno ai 12/13 mesi negli allevamenti piemontesi dell’associazione Asprocarne, che conta circa 500 soci che allevano oltre 130.000 bovini da carne di razze italiane ed estere, e che rappresentano il 50% della produzione regionale, dove le Blonde continuano il loro percorso di benessere nutrite a foraggio e cereali.

Infatti la richiesta di carne in Italia, come di moltissimi altri alimenti, supera la produzione di razze autoctone e, dunque, gli approvvigionamenti guardano altre aree d’Europa, in particolare la Francia perché le similitudini di gusto sono uguali e le carni sono tenere, buone, senza estrogeni o altro che possa inficiarne la qualità.

 

“Inoltre – afferma Franco Martini, presidente di Asprocarne Piemonte – i vitelli con le loro madri che importiamo mantengono in vita pascoli che, diversamente, verrebbero dismessi con un grave danno ambientale. Abbiamo molta cura dell’animale, viene custodito, guardato, visitato più volte alla settimana. Riceve mangime sano, beve acqua pulitissima, cresce secondo precisi criteri di benessere. Ogni animale ha una carta d’identità e un auricolare che consente di conoscere ai custodi di conoscere ogni movimento. Grazie alla nostra esperienza la loro carne è pregiata, tenerissima, ricca di proteine nobili e povera di grassi e possiamo davvero definirla un’eccellenza europea”.

 

La tracciabilità delle carni

Partner di questo progetto è il Consorzio Sigillo Italiano, diretto da Giuliano Marchesin che ha il compito di promuovere le produzioni di qualità, grazie al Decreto n.828 del febbraio 2018 che lo investe di un ruolo estremamente importante: con il Sigillo del consorzio si certifica che quegli animali sono stati sottoposti a un controllo ferreo per quanto riguarda l’alimentazione e la loro vita.

 

L’evoluzione del progetto Sigillo Italiano punta a valorizzare, con un apposito logo gli allevamenti sostenibili italiani, cioè quelli allevamenti protetti da intemperie, che annullano lo stress degli animali, dove acqua e alimentazione siano particolarmente curate.

La Blonde d’Aquitaine

“C’è un grande lavoro da fare – spiega Giuliano Marchesin – se pensiamo che solo il 7% della carne italiana è protetta da una denominazione IGP, il resto è presentato come carne rossa. Oppure, guardando agli allevamenti ittici, solo il 25% è italiano e controllato, il 75% non si sa con cosa alimentano i pesci. Per non parlare della ristorazione dove, spesso, quello che ti arriva nel piatto non ha origine certificata. Infatti il nostro Consorzio si sta battendo affinché il governo produca un decreto per la tracciabilità di carne e pesce al ristorante”.

 

Su questo e allargando il suo discorso è intervenuto lo chef Davide Oldani che ha ottenuto, primo tra tutti, il Sigillo Italiano per la cura e la trasparenza che ha nel suo mestiere.

Lo chef Davide OldaniLo chef Davide Oldani

“Da noi, al D’O, tutto ciò che è certificato è ben accolto, per un motivo: noi abbiamo la responsabilità di nutrire i nostri ospiti in maniera seria e trasparente. Parlando di carne mi viene da dire che, dagli anni Sessanta del secolo scorso, gli italiani ne hanno abusato senza preoccuparsi di ciò che mangiavano, fino alla saturazione che, oggi, produce una moltitudine di vegani e vegetariani. Ma questo, se affrontato con raziocinio, è un bene per gli allevatori e i produttori di carne perché ora hanno le carte in regola per riconquistare ampie fette di mercato, grazie alla sostenibilità dei loro allevamenti e all’attenzione al benessere animale come nel caso della Blonde d’Aquitaine”.

 

Già… la Blonde d’Aquitaine, una razza creata nel 1962 grazie agli incroci di tre razze: Garonnaise, Quercy e Blonde des Pyrénée. Una selezione genetica che si orienta da subito verso la qualità delle carni e che, in 15 anni, si diffonde in tutta la Francia e, da qualche tempo, anche in Italia. .

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
Condividi