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La Casa dei pesci di Paolo il pescatore

06/09/2023

La Casa dei pesci di Paolo il pescatore

Ciò che suona come poetico, fiabesco, in realtà può rivelarsi una risposta a qualcosa di tutt’altro che poetico. Sentire parlare di museo del mare, Casa dei pesci, sculture di marmo sui fondali marini fra cui i pesci si insinuano indisturbati, innesca una visione così rosea nel nostro immaginario da farci desiderare di nuotarci nuotarci in mezzo o di essere tutt’al più spettatori da una botola di vetro di quella che potrebbe rivelarsi una fish therapy a tutti gli effetti. La parte più strabiliante arriva invece quando si scopre, come in questo caso, che quel museo, quella Casa dei pesci sono l’atto finale di una battaglia a tutti gli effetti, a suon di appostamenti notturni, inseguimenti, segnalazioni alle autorità, molto meno poetico e piuttosto movimentato che diventa però commovente rilevazione che ci sono persone - una sola a capofila in questo caso - espressione di ideali altissimi. Perla rara, di questi tempi certamente.

La Casa dei pesci di Paolo il pescatore

Paolo Fanciulli, sono nome e cognome di un pescatore artigiano che vive da sempre in uno dei tratti di costa più belli e pescosi del Mediterraneo, tra l’Argentario, Talamone e la foce dell’Ombrone, dove lo ha animato e lo anima ancora l’intento di contrastare con tutte le sue forze la pesca a strascico sottocosta, illegale e distruttiva di ogni forma si vita sui fondali, e favorire invece il ripopolamento di fauna e flora marine. Sono appunto le pesanti reti a strascico, dotate di catene, a strappare posidonia -pianta importantissima “che dà ossigeno al mare” e filtro/trappola per microplastiche - rompere le rocce e smuovere i pesci verso l’alto intrappolandoli nelle reti, senza contare che molti di questi verranno brutalmente scartati per non commerciabilità. Una pesca sottocosta che infrange la regola di non oltrepassare le tre miglia dalla costa e di non scendere al di sotto di 50 metri di profondità.
 

La Casa dei pesci di Paolo il pescatore

Ha 20 anni Paolo quando inizia a ribellarsi ai pirati dei fondali esponendosi in prima persona e guadagnandosi, a poco a poco, l’attenzione crescente di WWF, nella figura di Fulco Pratesi, allora presidente del WWF, o di Greenpeace, media nazionali e internazionali ma anche di un numero crescente di persone che lo sostengono...senza con questo avere sconti nella sua sempre maggiore esposizione.
È il 1992 quando riesce a far approvare dal Governo il decreto che istituisce in Italia il pescaturismo: da quel momento i pescatori potranno portare a bordo i turisti per fargli vivere la propria esperienza - tra la fatica della pesca e la bellezza dell’ambiente marino, innescando in loro consapevolezza - ma al tempo stesso potranno diversificare la propria attività. Nell’estate di quell’anno sarà lui, Paolo, a inaugurare questa nuova modalità di far vivere il mare che, dopo un decennio, nel 2012, troverà un suo completamento nell’ittiturismo, con la possibilità per gli stessi pescatori di ospitare i turisti nelle proprie abitazioni fornendogli un servizio di ristorazione, perché come va sostenendo il protagonista di questa storia “il mare si salva a tavola”, dove purtroppo le scelte di consumo sono prettamente orientate su specie considerate pregiate a discapito di mote altre buone da mangiare.

La Casa dei pesci di Paolo il pescatore

Ma prima, sei anni prima, nel 2006 prendendo spunto da una sperimentazione di Giovanni Bombace, fondatore dell’Istituto di ricerche sulla pesca marittima, di posa a mare di blocchi di cemento con il ruolo di dissuasori per consentire il ripopolamento del mare, Paolo riesce a ottenere - facendo leva sulle istituzioni ma anche sensibilizzando i turisti che gli fanno visita- che vengano gettati a mare(tra il Porto Santo Stefano e il fiume Ombrone) 126 blocchi di cemento, sostenendo che “il pesce tonerà a popolare le praterie di posidonia come tanti anni fa, anche perché i blocchi di cemento hanno aperture sulle quattro fiancate: per saraghi e cernie saranno la casa per riprodursi”.
Ma non basta. Ci vorrà l’immane sciagura del naufragio della Costa Concordia, il 13 gennaio 2012, a fare scattare un’ulteriore molla: proteggere di più e meglio questo mare, abbellendolo. È così che fa capolino l’dea di realizzare un museo sommerso sottocosta, con giganti sculture in marmo di artisti. Ecco la poesia che fa capolino, perché come diceva Antonio Gramsci “ogni movimento rivoluzionario è romantico, per definizione”.

La Casa dei pesci di Paolo il pescatore

Il sogno si concretizza con l’incontro di Franco Barattini, delle Cave di Michelangelo di Carrara, che alla richiesta di donazione di qualche blocco di marmo da scolpire risponde che ne fornirà 100.
A questo punto mancano solo gli artisti...e tutta la complessa organizzazione logistica. 39 sculture ad opera di artisti di diverse nazionalità calate nel mare visibili anche solo da chi pratica snorkelling e in futuro – chissà – dal fondo trasparente di una barca: ecco l’esito di un percorso che a tratti ne ha dell’incredibile.
Oggi, come sempre, Paolo lo può raggiungere chiunque, uscire a mare, pranzare sulla sua barca o a terra insieme a lui. Pescaturismo, ittiturismo, museo del mare ovvero Casa dei pesci, sono tutti figli suoi.
Il mondo riacquista una sua dignità ogni volta che anche una sola persona si stacca dal coro, chiude gli occhi, si tappa le orecchie e ascolta la propria voce interiore, lottando per ideali talmente alti da non vedere più nemmeno davanti a sé gli ostacoli, che per alcuni sarebbero insormontabili. Per fortuna c’è ancora chi riscatta questa tiepida umanità.

a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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