Alla fine degli anni ’90, nelle classifiche del turismo internazionale la Cina era intorno al 50° posto e gli analisti prevedevano che entro il 2015 sarebbe arrivata al 15°; nel 2010 superava la Francia, raggiungendo la quarta posizione per spesa turistica all’estero. Ed ora un nuovo primato. Secondo i dati rilevati da Igd, gruppo inglese di ricerca specializzata nel comparto alimentare, il mercato cinese è il primo per consumi alimentari, superando quello degli Stati Uniti; i cinesi nel 2011 hanno speso 607 miliardi di sterline per il cibo, rispetto ai 572 miliardi del mercato statunitense.
E le stime prevedono che, entro il 2015, la Cina arriverà alla cifra di 918 miliardi rispetto ai 675 degli Stati Uniti; in pratica un tasso di crescita del 10,9% rispetto a quello del 4,2%.
"La crescita della Cina nel mercato del cibo è fenomenale - commenta Joanne Denney-Finch, Amministratore Delegato di Igd. Tra il 2006 e il 2015 il mercato alimentare cinese dovrebbe triplicare di valore, arrivando a quasi 1 trilione di sterline. Questa rapida espansione è legata a tre fattori principali: la rapida crescita economica, la popolazione in aumento e la crescente inflazione sui prodotti alimentari".
Entro il 2015, secondo le previsioni Igd, i paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) diventeranno i primi mercati di generi alimentari al mondo. "Tutte le nazioni Bric - prosegue Denney-Finch - stanno costantemente crescendo in termini di valore e sono destinate entro il 2015 a dominare le prime posizioni del mercato alimentare".
Proiezioni e dati di questo genere aprono ogni volta una riflessione profonda sull’assetto della Terra, in cui il problema del land grabbing e di uno sfruttamento senza regole della terra diventano argomenti da portare in massima evidenza. Ovviamente è un diritto garantire finalmente il cibo quotidiano a tutti, ma proprio per questo la produzione alimentare deve essere affrontata e governata rispettando il fragile equilibrio del pianeta.
Luigi Franchi