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La cipolla ramata di Montoro

21/02/2023

La cipolla ramata di Montoro

Color rame, internamente bianca con striature violacee. In bocca è dolce, aromatica ed ha una particolare concentrazione di quercetina. Ma non è per queste sue qualità che Nicola Barbato l’ha scelta come prodotto di punta della sua azienda agricola. A darle valore è stato il ricordo della sua presenza negli orti di famiglia e del paese, tanto da portarla alla ribalta quando è stato necessario trovare un’alternativa al tabacco.
 

Nel 2010 la Comunità Europea ha dirottato i fondi destinati al tabacco verso altre colture, l’Irpinia ne produceva davvero tanto. Così ho capito che era il momento di pensare a coltivazioni più sostenibili e identitarie, ho ricordato la ramata, le tecniche tradizionali che ne facevano un’eccellenza e da quel momento è cominciato un grande lavoro di ricerca, divulgazione e progettazione”, racconta Barbato.
 

25 ettari, di cui 24 a cipolla ramata di Montoro, con GB Agricola (azienda biologica dal 1998) l’imprenditore irpino riesce a chiudere il cerchio partendo dalla terra. Si occupa della distribuzione ma si concentra sulla trasformazione, ne fa conserve ma la serve anche in un agriturismo dove questo bulbo viene proposto dall’antipasto al dolce.

Nicola e Francesca BarbatoNicola e Francesca Barbato

Il Marchio Collettivo Geografico

Dopo aver raggruppato le aziende agricole decise a convertirsi a cipolla ramata, Nicola Barbato ha cominciato l’iter per l’IGP, convinto che il riconoscimento europeo potesse dare valore aggiunto al prodotto. La burocrazia ha i suoi tempi, così nel 2011 è nato il Marchio Collettivo Geografico. Uno strumento di qualificazione, commercializzazione e differenziazione che supporta le aziende nell’affrontare il mercato e che, inoltre, stabilisce un disciplinare affinché la tradizionale coltivazione sia rispettata. Anche grazie a questo marchio la cipolla ramata di Montoro è presente in alcune catene della GDO e in una serie di attività ristorative.

La coltivazione della cipolla ramata

Sono una dozzina i comuni ricadenti nell’areale della cipolla ramata, tutti facenti parte della Valle dell’Irno o in prossimità dei Monti Picentini, tra le province di Avellino e di Salerno. I terreni di origine vulcanica e il clima temperato sono un’ottima base per questa coltivazione. Come tradizione (e per disciplinare) la semina avviene nei semenzai tra fine estate e autunno, segue il trapianto in campo tra gennaio e febbraio. La raccolta, in genere, avviene tra giugno e luglio per estirpazione rigorosamente manuale. Poi si passa alla ripulitura dalle tuniche più esterne e al tipico intrecciamento con cui si presenta alla vendita.

La cipolla ramata di Montoro

Casa Barbato

La cipolla ramata di Montoro è molto versatile, merito della sua dolcezza che ne fa ingrediente prelibato per genovesi golose. Ma l’idea di azienda multifunzionale di Nicola, impegnata anche nell’autoproduzione di energia pulita, non poteva non contemplare un agriturismo. Realizzato all’interno di uno dei capannoni aziendali, è nato nel 2014 come porto finale del viaggio della ramata. Un menù in cui è regina, proposta in parmigiana, alla genovese, stufata, di accompagno alla carne e ingrediente per il topping della pizza. Arredi in legno aziendale riciclato, Casa Barbato è un luogo dove la sostenibilità si respira. Alla gestione oggi la quarta generazione della famiglia Barbato, Francesca. 

La sala di Casa BarbatoLa sala di Casa Barbato

Ora il mio sogno è riuscire ad ottenere la tanto attesa IGP, ma anche dar vita ad una Organizzazione di Produttori”, racconta Nicola. “Uniti potremmo fare grandi cose grazie a questa eccellenza, portando ancora più lontano una cipolla dalle grandi qualità, che racconti il nostro territorio e il nostro lavoro”.

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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