E la cucina italiana, come viene vissuta?
“La cucina è passata da italo-americana a italiana. E la mia fortuna è stata quella di fare, da sempre, cucina italiana molto autentica, grazie agli anni vissuti in Italia, al fianco di Valentino Marcatillii. Ho imparato i sapori, la scelta delle materie prime, il gusto che oggi trasferisco in una cucina schietta e personale”.
Come insegni alle tue brigate il gusto e la tecnica?
“Partendo dalla volontà di lavorare. Negli Stati Uniti non è considerato da terzo mondo questo mestiere, né andare alla scuola alberghiera. Nei nostri locali arrivano ragazzi da tutto il mondo, con palati e culture gastronomiche diversissime tra loro e questo diventa un valore se disposti a mettersi in gioco imparando, ad esempio, a tirare la sfoglia. Tutta la pasta, nei nostri ristoranti, è fatta a mano ogni giorno. La contaminazione e l’apertura mentale sono gli elementi indispensabili per lavorare con noi”.