“Come Federazione Italiana Cuochi, dallo scorso 1 giugno siamo presenti in diversi campi di accoglienza, (Finale Emilia e a Concordia sulla Serchia) al fianco della Protezione Civile, che ci ha chiesto un aiuto per preparare i pasti da somministrare alla popolazione così duramente colpita. Sempre e comunque, la Federazione Italiana Cuochi, è stata presente tramite i suoi organismi periferici, in momenti di particolare disagio per il Paese. Oggi ancor più, c’era la necessità del nostro intervento nelle aree colpite dal terremoto. Il nostro contributo, consistente nella preparazione giornaliera di oltre 5500 pasti, è motivato solo da un profondo sentimento umano e professionale. Lavorare nel silenzio, sempre e comunque dietro le quinte, essere operativi e pratici, com’è nel nostro DNA; Essere pronti a tutto e per tutti, dimostrando sempre umiltà ed altruismo, questa la nostra filosofia”.Sono parole di grande dignità e rispetto verso il dramma che ha colpito l’Emilia-Romagna, quelle pronunciate da Paolo Caldana, presidente della Federazione Italiana Cuochi, che prosegue con un caloroso grazie ai 60 cuochi F.I.C., coordinati dal responsabile del Nucleo Nazionale Emergenze F.I.C., Roberto Rosati e dalla vice Presidente F.I.C. per l’area centro, nonché presidente dell’Unione Cuochi Emilia Romagna, Ivana Barbieri.
Ma poi arriva uno sfogo che è insieme un grido d’allarme per una situazione che sta diventando insostenibile nella ristorazione italiana: ““Purtroppo, nel mio girare l'Italia per adempiere ai miei doveri istituzionali di presidente, ho raccolto da nord a sud tanti elementi e testimonianze che mi fanno pensare che dignità e rispetto siano rimaste solo delle belle parole. La realtà dei fatti è che il lavoro dei cuochi professionisti si è fortemente ridotto, a causa della concorrenza sleale di lavoratori non qualificati, che spesso arrivano dall'estero, che non hanno diplomi e curriculum e che si accontentano di poco e in tanti casi anche non di non avere un contratto. Sono indignato per come in questo Paese si parli di formazione, buona e sana cucina e di rilancio del settore turistico, mentre gli attori - dai piccoli ristoratori alle grandi catene alberghiere - finiscono per avvalersi del servizio di personale indifferenziato e poco qualificato. Per abbattere i costi in tempo di crisi, mi si dice... Ma la scusa non regge! Esistono formule di assunzione a tempo o a chiamata, che potrebbero essere usate di più e contribuire a dare maggiore dignità non solo alla nostra professione, ma anche alla “cucina italiana”, che rappresenta un valore economico e un’identità culturale che oggi molti ci invidiano”.
Prosegue Caldana, annunciando il grande impegno che la Federazione metterà in ogni sede per trovare le soluzioni per uscire da questo stato di cose: “Il sistema dello sfruttamento di personale a basso costo fa perdere in qualità l'intera ristorazione italiana. La Federazione Italiana Cuochi rivolge un appello in primis ai cuochi e agli operatori del settore e li invita al rispetto della dignità della professione e a denunciare ogni tipo di scorrettezza in cui dovessero imbattersi. Un secondo appello, ancora più forte, lo rivolge alle istituzioni e agli organi preposti ai controlli, perché possano riportare il nostro mercato del lavoro sui binari giusti. L'impegno della F.I.C. è rivolto alla salvaguardia del posto di lavoro e soprattutto della buona cucina”.