Ritorna all’attenzione delle associazioni di categoria dei pubblici esercizi l’annoso problema delle sagre. Serve una regolamentazione, che da anni si sollecita, al fine di evitare la concorrenza sleale ai danni di titolari di ristoranti e pubblici esercizi sottoposti a norme, controlli specifici e a contributi, imposte e tasse. Regolamentarne significa verificare attraverso controlli serrati che siano realmente sagre riferite a tipici prodotti e tradizioni gastronomiche locali, che non superino i sette giorni consentiti dalla legge, che rispettino i requisiti di sicurezza igienico-sanitaria. L’occasione è offerta su un piatto d’argento dal decreto sulle semplificazioni fiscali con cui il Consiglio dei ministri cercherà di regolamentare le facilitazioni delle quali si usufruiscono gli immobili della Chiesa, ma che non sembra tenere nella stessa considerazione le facilitazioni per gli altri soggetti indicati. Il tutto, proprio mentre invece la Commissione europea ha fatto rientrare negli “aiuti di Stato” oltre alle esenzioni a favore degli istituti ecclesiastici, anche quelle dei circoli privati, degli impianti sportivi e delle sagre che creano una concorrenza sleale alle imprese che svolgono la stessa attività commerciale.
Ecco perché la Fipe, Federazione dei pubblici esercizi, ha inviato una nota al presidente del Consiglio, Mario Monti, sollecitando da parte del governo di intervenire per correggere gli aiuti di Stato a favore delle sagre e circoli privati come richiesto dalla Commissione Europea.
“Siamo sicuri - afferma il presidente Fipe, Lino Stoppani - che sarà posta in essere una misura correttiva al testo del dl anche nei confronti di circoli privati e sagre, come ci richiede l'Europa”.