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La Franciacorta e il Franciacorta

11/07/2011

La Franciacorta e il Franciacorta
La Franciacorta e il Franciacorta
Il modello turistico del Franciacorta è nato nel 2000, con la costituzione della Strada del Franciacorta, associazione che riunisce cantine, alberghi, dimore storiche, ristoranti e operatori turistici: in tutto circa duecento soggetti che si sono dati l’obiettivo di aggiungere valore a valore.
Siamo nel cuore della Lombardia, stretti tra le grandi aree industriali del bresciano e del bergamasco; però qui ci sono ancora i muretti a secco che delimitano le proprietà agricole, le strade sono a misura d’uomo, di bicicletta o di carro agricolo, ma non a misura di Suv. Le case, anche le più modeste, denotano un certo orgoglio di chi le abita per la cura e l’integrazione con un paesaggio che la scrittrice George Sand ha paragonato ad “una egloga di Virgilio”. Infatti, tra le terre della Franciacorta, nella seconda metà del Novecento, si sono insinuati imprenditori che hanno reso operosa la vita, ma senza atteggiamenti invasivi. Semplicemente hanno dato creato valore, esaltando ciò che di buono questa terra sa dare. Il vino, innanzitutto, ma non un semplice vino; la visione di questi imprenditori andava oltre, guardava al mondo, scommetteva sul futuro. Per fare un Franciacorta non basta un anno né una vendemmia.
Ci vuole determinazione e attesa. I primi ci sono riusciti, esponenti delle grandi famiglie nobili e borghesi che di questa terra avevano fatto un buen retiro, ma incapaci di starsene con le mani in mano. A loro hanno fatto seguito altri, chi aveva un lembo di terra, chi lo ha acquistato. Stiamo parlando di piccoli appezzamenti di un territorio che non supera i 2.700 ettari, divisi in 19 comuni, dove lavorano i 104 soci produttori del Consorzio Vini Franciacorta.
La Franciacorta e il Franciacorta
Un’estensione minuscola, se paragonata ad altre zone italiane a vocazione vitivinicola, che non potrà espandersi, soprattutto non vuole farlo, destinata perciò ad aumentare il valore aggiunto dei propri vini, il che significa qualità sempre più alta.
E accanto alla qualità del Franciacorta, cresce quella dell’ospitalità. “Quello che conta è trasmettere coerenza. – esordisce Gianluigi Vimercati, presidente della Strada del Franciacorta e titolare dell’azienda agrituristica e vitinicola Al Rocol – Il turista che arriva in Franciacorta, soprattutto se straniero, ha già le idee chiarissime. Sa che qui può trovare una grande qualità dei vini, una gastronomia originale, un territorio che offre relax e cultura, oltre ad essere un’ottima base di partenza per le aree limitrofe tra Milano e Venezia.
Noi non possiamo permetterci di sbagliare, in nulla. Il territorio sta costruendo la propria vocazione turistica, serve che la cultura dell’accoglienza possa permeare il tessuto della Franciacorta”. Se si guarda al modello della sua azienda dove ci sono tutti i servizi che un turista può immaginare, la strada è chiara: un’ottima cucina, governata dalla mamma, camere accoglienti, possibilità di praticare cicloturismo e trekking, per finire con la possibilità di avere il suo Franciacorta consegnato a casa tutto l’anno.
“I servizi costituiscono il plusvalore di questa forma di accoglienza. Molte cantine si stanno attrezzando per fare agriturismo e accoglienza. Inoltre il sistema ricettivo franciacortino è molto variegato, ma con l’asticella sempre verso l’alto” puntualizza Vimercati. La conferma arriva dai numeri: 626 posti letto in hotel a quattro e cinque stelle, 111 in agriturismi ricchi di appeal, due musei del vino, due centri benessere e un campo da golf, in un fazzoletto di territorio.
Per non parlare delle dimore nobiliari che appaiono improvvise tra i vigneti. Una di queste è Palazzo Torri, residenza militare nel Cinquecento, poi cenacolo culturale dall’Ottocento ai giorni nostri, è un concentrato di storia e bellezza come pochi. Perfettamente conservato offre agli ospiti una possibilità forse unica di pernottare in stanze rimaste inalterate, con arredi d’epoca, dove, prima di loro, hanno soggiornato grandi uomini della cultura italiana: Carducci e Fogazzaro, tra gli altri. Ma il fascino della residenza lo si vive seguendo il racconto che ne fanno i proprietari mentre accompagnano gli ospiti in un incredibile intreccio di accadimenti, nomi, legami, allegorie fino ad arrivare al cospetto di Paolina Calegari Torri che, nell’Ottocento, trasformò Palazzo Torri in un vero e proprio cenacolo culturale. Una donna libera e indipendente la cui impronta aleggia ancor oggi tra le stanze della villa di delizie. Luoghi in cui soggiornare, ma anche inserire in una semplice visita che porta a scoprire la varietà di proposte che questo microcosmo racchiude, come il Monastero di San Pietro in Lamosa o le Torbiere del Sebino, oggi riserva naturale, in cui veniva scavata la torba fino agli anni Sessanta.
La Franciacorta e il Franciacorta
Resta comunque il vino, o meglio il Franciacorta, a farla da padrone come elemento di richiamo. Un appuntamento da non perdere per avere l’occasione di degustare il meglio della produzione, parlare con i produttori, capire come nasce un Franciacorta è il 17 e 18 settembre, quando le cantine aprono le loro porte per il Festival del Franciacorta. Lo scorso anno 16.000 persone si sono avventurate per strade e cantine del territorio, con soste gastronomiche nei ristoranti che aderiscono al circuito della Strada del Franciacorta, scoprendo piatti della tradizione come i casonsei o il manzo all’olio di Rovato, e portandosi a casa qualche preziosa bottiglia di Franciacorta con i suggerimenti dei  produttori su come conservarla e abbinarla: le bottiglie vanno tenute coricate, al buio e al fresco, a temperatura tra i 10° e i 15° e con un’umidità intorno al 70%. Si serve a una temperatura di 8/10° negli appositi calici Franciacorta.
Se non è coerenza questa!
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