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La grattachecca della Sora Maria

24/06/2025

La grattachecca della Sora Maria

Se esiste un simbolo culinario delle calde giornate estive romane, quello è senza dubbio la grattachecca.
Nata nei rioni popolari all’inizio del Novecento, è uno “street food” che, nonostante il passare del tempo e l’avvicendarsi delle mode, continua a resistere.
La preparazione è semplice: si prende un blocco intero di ghiaccio (chiamato appunto checca) e lo si raschia con una lama affilata.
Il ghiaccio così ottenuto viene poi condito in modo molto semplice, con sciroppi colorati e frutta fresca a pezzi. A differenza della granita, ha una consistenza più grossolana, e ogni cucchiaiata restituisce il rumore croccante dei cristalli di ghiaccio che scricchiolano sotto i denti.
A Roma esistono ancora diversi chioschi che servono la grattachecca, ma solo alcuni rispettano la preparazione tradizionale. Uno in particolare è entrato a pieno titolo nella storia della città: quello della Sora Maria.

La sua storia comincia nel 1933, quando Maria, giovane sposa, apre un piccolo chiosco in via Trionfale investendo il denaro ricevuto in dono per il matrimonio. Decide di mettersi in proprio per mantenere la famiglia: compra il ghiaccio, prepara in casa gli sciroppi, taglia la frutta con cura.
È una pioniera, come molte altre donne che in quegli anni popolavano il lungotevere con piccoli banchi ambulanti. Mogli di detenuti, madri sole, vedove: donne che trovavano nella grattachecca un mestiere stagionale e autonomo, una forma di emancipazione femminile che, all’epoca, era difficile conquistare. Un lavoro indipendente, lontano dalla dipendenza economica e dai ruoli imposti dal fascismo, ancora profondamente radicato nella società italiana.

La grattachecca della Sora Maria
La grattachecca della Sora Maria

La Sora Maria diventa famosa per la sua orzata fatta in casa e per la memoria infallibile: ricordava gusti e preferenze di tutti i clienti abituali.
Lavorava da sola o con una delle figlie, senza chiedere permessi né approvazioni, guadagnandosi presto il rispetto anche dei commercianti uomini.
La storia della Sora Maria è costruita più su ricordi tramandati che su documenti ufficiali. Non esiste una biografia scritta, ma il suo nome è rimasto vivo nelle storie familiari, nelle trasmissioni radiofoniche locali e nei libri di memorie popolari. Si racconta che abbia lavorato fino agli anni Ottanta, quando il banco è passato alle figlie. Oggi è una nipote a portare avanti la tradizione in Via Trionfale, dove ogni estate la fila resta immutata. Nessuna insegna vistosa, nessun effetto speciale, ma chi conosce la storia sa dove andare: da Sora Maria, la grattachecca si fa come una volta.
 

Il suo nome è stato persino citato in un test d’ingresso universitario, a dimostrazione di quanto sia radicato nell’immaginario collettivo romano. In un’epoca in cui il cibo di strada si reinventa di continuo, la grattachecca della Sora Maria resta da anni fedele a sé stessa. E per i romani, l’estate non comincia davvero finché non si affonda il cucchiaio in quel bicchiere ghiacciato e non si sente, tra un morso e l’altro, un sapore familiare, riconoscibile, ogni anno uguale a se stesso: la grattachecca della Sora Maria è diventata molto più di un rinfresco contro il caldo, è un rituale condiviso

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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